Gruppo di ricerca: Liliana Grancini (project leader, IReR); Fabio Luino (responsabile scientifico), Manuela Bassi, Paola Bossuto, Paolo Fassi, Fabio Luino, Ettore Beretta, Piergiuseppe Trebò (CNR-IRPI Torino); Antonella Belloni, Nadia Padovan, Filippo Novello (Regione Lombardia)
Committente: Regione Lombardia, D.G. Territorio ed urbanistica
Periodo di svolgimento: febbraio 2000 - luglio 2001
Dati di pubblicazione: IReR - Rapporto di ricerca
La prima fase della ricerca, affidata all’IReR dalla Regione Lombardia, nell’ambito del Piano delle
Ricerche di interesse regionale 1997, è stata realizzata nell’ambito del PRIR ‘97 e ha
interessato il bacino del Torrente Staffora.
La seconda, già prevista dal progetto iniziale, è stata condotta per i bacini
idrografici dell’Alta Val Seriana (BG) e del torrente Pioverna (LC).
La presente attività riguarda la terza fase condotta nel 2000 per il bacino
idrografico dell’Alta Val Camonica (BS).
L'individuazione e la delimitazione delle aree maggiormente esposte al rischio d'inondazione è stata
affrontata con un duplice approccio: storico e geomorfologico. Il primo sta
assumendo un'importanza via via crescente: si rivela infatti molto utile poter
disporre di un quadro conoscitivo dei fenomeni d'inondazione che si sono
manifestati nel passato nelle medesime aree d'indagine, anche nel caso in cui
l'area abbia nel frattempo subito trasformazioni.
Parallelamente l'analisi geomorfologica, evidenziando le zone altimetricamente meno elevate e quelle
ubicate in corrispondenza di forme fluviali relitte, permette l'individuazione
delle zone esposte al pericolo d'inondazione con una buona approssimazione,
valutando per ognuna di esse il diverso livello di pericolo che si traduce in
rischio non appena gli effetti dei processi naturali implichino un costo
socio-economico. Tale costo è da valutarsi in relazione all'indice di valore
attribuibile a ciascuna unità territoriale.
La ricerca storica sui centri abitati considerati si è sviluppata in quattro fasi così sintetizzabili:
1) individuazione delle fonti d'informazione;
2) raccolta delle notizie e reperimento della documentazione cartografica;
3) selezione e restituzione sistematizzata dei dati;
4) sintesi grafica;
La gran mole di dati raccolti ha dovuto essere necessariamente validata. La
verifica ha riguardato soprattutto l'ubicazione dei siti citati nei documenti,
la datazione dell'evento alluvionale e l'identificazione tipologica del
fenomeno.
Per ogni singolo centro abitato le notizie sono state suddivise cronologicamente in
una scheda storica, eliminando quelle poco significative, analizzando le
rimanenti in modo approfondito, verificandone l'attendibilità non solo mediante
le varie fonti che consideravano la stessa località, ma anche fra quelle che
riportavano notizie su località attigue. Sono stati considerati anche tutti gli
interventi sistematori effettuati lungo i corsi d’acqua.
La metodologia utilizzata consente, in modo semplificato, attraverso una
classificazione di fattibilità geologico-tecnica del territorio, suddiviso in
zone omogenee di urbanizzazione e di uso del suolo, di valutare il danno
provocabile da un dato evento con un approfondimento di tipo qualitativo.
Per poter ottenere il livello di rischio a cui il territorio in esame è sottoposto,
si dovrebbe scendere ad una scala di maggior dettaglio e, mediante un
rilevamento strutturale, valutare il comportamento del singolo edificio e le sue caratteristiche
costruttive e quindi la sua vulnerabilità. L’intero patrimonio edilizio interessato dovrebbe
essere suddiviso successivamente in categorie con identico comportamento
strutturale e valutato, in termini di danno atteso, con i relativi costi
attualizzati degli eventuali interventi di miglioria o ristrutturazione,
previsti per la mitigazione del danno stesso.
I risultati e le analisi della ricerca sono state in questa terza fase informatizzate ai fini della
prevista costruzione di uno specifico sistema informativo
(2000A021; TER/6/9).
Ultimo aggiornamento: 8 gennaio 2002