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[2000] L'esperienza lombarda nell'applicazione delle valutazioni di impatto ambientale: studio di casi (Seconda fase).

Gruppo di ricerca: Liliana Grancini (project leader); Luigi Moriggi; Franco Realini; Claudia Beghi (Consorzio CO.ME.TA)

Committente: Regione Lombardia, D. G. Presidenza; Consiglio Regionale, D.G. Assistenza Legislativa, D.G. Programmazione e Relazioni Esterne

Periodo di svolgimento: luglio 2000 - novembre 2000

Dati di pubblicazione: Consiglio Regionale della Lombardia - IReR, L’esperienza lombarda nell’applicazione delle valutazioni di impatto ambientale: studio di casi. Fase 1 e 2, Milano, IReR, 2000 (Collana Ricerca Ambiente)

Link all'abstract della prima fase di ricerca

Il ruolo della VIA nel processo decisionale è legato al significato che si attribuisce al concetto di ambiente ovvero se lo si considera con l’approccio dell’ecologia umana o con quello prettamente "naturalistico".
In questa ottica sono stati definiti gli obiettivi della ricerca che in questa seconda fase sono stati perseguiti procedendo a:
a) selezionare un caso di studio per il quale sia stata applicata la procedura VIA e verificandone la possibilità di approfondirne i contenuti tecnici, in base alla documentazione esistente
b) selezionare un caso di studio per il quale non sia stata applicata la procedura VIA anteriore alla emanazione delle norme) per la valutazione delle conseguenze che una applicazione ex post delle procedure vigenti avrebbe sulla qualità del progetto;
c) una prima serie di considerazioni in merito.
Gli interventi da utilizzare come casi di studio sono stati selezionati entro una gamma articolata di situazioni, anche per quanto riguarda gli "ambienti" direttamente interessati dalle opere, in generale, che l’attuazione di questi richiede.
Dalla prima fase della ricerca emergevano alcuni singoli punti dall’esame dei temi e degli esempi proposti ovvero:
- importanza dello scoping;
- necessità di una banca dati;
- importanza del riassunto;
- necessità di sintesi;
- obbligo di effettiva multisciplinarietà
- sospetto per le scorciatoie;
- attenzione ai casi significativi anche a posteriori;
- indispensabile rigetto di approcci preconcetti;
- la VIA come mezzo utilizzato da gruppi di vario tipo per rallentare o ostacolare indefinitamente la realizzazione di un’opera comunque indesiderata (la VIA è "l’ultima spiaggia&qout;);
- la VIA come potente e inoppugnabile strumento meramente deputato alla giustificazione di scelte già prese altrove (opera comunque da realizzare) e al convincimento delle componenti sociali coinvolte. Dalla seconda fase è emerso che in sintesi i concetti fondamentali che dovrebbero guidare la soluzione dei problemi di impatto ambientale possono essere così riassunti:

1. La questione degli impatti ambientali dovrebbe essere risolta considerando che la scelta di destinazione degli investimenti tra settori alternativi della politica degli interventi, non può essere decisa sulla base del bilancio degli impatti ambientali che possono invece concorrere alla scelta tra progetti alternativi di un medesimo intervento.
2. Nella prassi i conflitti ambientali insorgono:
- sul recupero all’ambiente urbano, fra conservazione dell’ambiente urbano-rurale come prodotto di culture-civiltà succedutesi (monumento) e la sua continua trasformazione come strumento di culture-civiltà succedutesi (monumento) e la sua continua trasformazione come strumento di cultura materiale (risorsa): per la risoluzione dei conflitti si applica la verifica di ammissibilità in rapporto con le risultanze dello scenario e della progettazione macrourbanistica del sistema di attività e funzioni in cui si inserisce;
- sul recupero dell’ambiente urbano, l’esito positivo dell’applicazione delle valutazioni di compatibilità, in rapporto con le risultanze dell’analisi urbana (nell’ambiente urbano-rurale), dell’analisi costi-benefici (nell’ambiente sociale) e degli impatti ambientali (nell’ambiente fisico) consente di verificare se un intervento contribuisce al recupero di un ambito territoriale all’ambiente urbano;
- sul recupero nell’ambiente urbano, relativamente a questo aspetto si applica la valutazione simbolica fra alternative di disegno urbano, peraltro tale conflitto non è mai risultato razionalmente risolvibile.
3. La trasformazione dell’ambiente nella logica dell’ecologia storica ci porta a osservare il rapporto dell’uomo con l’ambiente nel quale vive per verificare le coordinate di relazioni future migliori rispetto a quelle instaurate in passato.
4. Non esistono gerarchie di priorità nei paesaggi umani e l’evolversi delle idee nel tempo ci insegna che è necessario rifiutare i luoghi comuni connessi ai valori ritenuti stabili dei nostri paesaggi, dei nostri ambienti perché sappiamo che fenomeni che appaiono oggi senza significato possono divenire eloquenti documenti di nuovi valori in futuro.
5. L’organizzazione urbana e degli usi del suolo caratterizzanti un territorio si realizza storicamente attraverso continui investimenti di risorse che modellano l'ambiente e costruiscono patrimonio sociale e il razionale uso delle risorse presuppone quindi di orientare le tendenze insediative e la localizzazione degli usi di città e di campagna verso luoghi "ecologicamente", predisposti, luoghi cioè attrezzati per ricevere le funzioni della vita associata come le funzioni abitative, produttive, per il tempo libero e lo svago, anche dal punto di vista dell’accessibilità (di tipo urbano e per i modi di trasporto adatti alle diverse gerarchie e tipologie di funzioni) alle funzioni stesse, e che richiedano interventi che complessivamente abbiano una redditività economico-sociale elevata. (2000A024; A/38).

Ultimo aggiornamento: 2 settembre 2002


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