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[1996] I progetti di prevenzione, cura, riabilitazione delle malattie mentali (area adulti - 1994)

Gruppo di ricerca: Dario Pucci, Claudio Bordoni, Antonio Lora, Giannangelo Malagoli, Patrizia Roberti, Franco Rossi.

Dati di pubblicazione: Rapporto di ricerca, 1996

La Giunta Regionale della Lombardia con la delibera n. 4477 del 9.12.93 ha stabilito che i servizi psichiatrici formulano una programmazione delle attività riabilitative, approvate poi con apposito provvedimento dalla Ussl. I progetti approvati e realizzati nel corso del 1994 sono stati oggetto dell'indagine che si è svolta nel 1995 attraverso un questionario predisposto dal gruppo di lavoro per analizzare i contenuti di ogni progetto, le sue modalità organizzative e i suoi costi. Sono stati così "censiti" 365 progetti di riabilitazione realizzati nel corso del 1994: nel loro insieme i progetti attuati, benché eredi sia in termini temporali che di finanziamento delle "Iniziative Sperimentali" (previste dalla L.R. 67/1984), non hanno in realtà un carattere "sperimentale", ma sembrano piuttosto rappresentare un complemento sul versante riabilitativo delle attività di cura erogate dalla UOP. Complessivamente sembra che l'utilizzo dei fondi regionali sia andato nella direzione di migliorare l'offerta di servizi a carattere riabilitativo: la possibilità di utilizzare fondi in modo discrezionale ha permesso di diversificare l'offerta, arricchendola con gli interventi di profili professionali attualmente non contemplati dall'organico della UOP e con l'acquisto di attrezzature o di servizi presso cooperative ed Enti privati di servizi. Questi progetti hanno rappresentato una forma embrionale di budget a disposizione della UOP, in un contesto, quello delle USSL, che non prevedeva strumenti di questi tipo.

E' stata una risposta su scala regionale, complementare a quella del Progetto Obiettivo: se questo prescriveva in modo rigido la rete di strutture ed il personale delle stesse, con la finalità di creare una rete uniforme di servizi sul territorio regionale (obiettivo non ancora del tutto raggiunto ancora oggi), le iniziative sperimentali prima e i progetti poi rendevano il sistema più elastico, dando la possibilità di indirizzare risorse, rese disponibili dalla programmazione regionale, dove si ritenessero a livello locale più pressanti i bisogni. Nel modello lombardo una programmazione regionale centrale, attuata dal Progetto Obiettivo, necessariamente poco attenta ai bisogni locali,, è stata integrata dalla possibilità di rispondere, attraverso i progetti regionali, ai bisogno emergenti, in base ad un'attività programmatori "dal basso".

In questo quadro una prima domanda che ci siamo posti è chi fossero gli utenti inseriti in questi progetti. E' sicuramente un fatto positivo che l'utenza di questi progetti sia costituita da pazienti affetti da patologie gravi (più della metà presentano disturbi di tipo schizofrenico) e che i servizi rivolgano le risorse rese disponibili dai progetti verso gli utenti più gravi dal punto di vista psicopatologico e della disabilità. Nonostante l'assenza di una chiara "policy" dei servizi psichiatrici sia a livello regionale che di Unità Operative (a quali pazienti indirizzare le risorse disponibili, con quali priorità), non assistiamo ad uno spostamento di risorse verso le patologie meno gravi e con minor grado di cronicità.

Questa indagine aiuta a capire cosa si intenda per riabilitazione oggi nei servizi psichiatrici lombardi. Anche se lo scopo non era quello di analizzare le pratiche riabilitative, ma i progetti finanziati dalla Regione, il fatto che il 94% dei progetti sia stato classificato dagli operatori come inerente alla riabilitazione permette di utilizzare i progetti presentati come uno spaccato della attività riabilitativa.

La definizione di riabilitazione usata dal questionario e dagli operatori è quanto mai estesa e comprende al suo interno due campi: da un lato la riacquisizione (ed in molti casi l'acquisizione per la prima volta) di abilità relative alla vita quotidiana ed ai rapporti sociali, e dall'altro le attività di carattere espressivo e risocializzante. Possiamo definire queste come due polarità, intrecciate tra di loro ed in varia percentuale e sotto vario nome presenti nei progetti esaminati. Nel primo caso, quello relativo alle abilità di base e sociali, l'attività è incentrata sulla riacquisizione della capacità di muoversi in modo più autonomo e partecipe all'interno dell'asse casa - lavoro (secondo le parole di Ciompi " la riabilitazione ha come obiettivo il reinserimento, quanto più possibile completo, nella normale vita sociale e lavorativa" ), nel secondo i pazienti vivono un'attività arricchente e di carattere ricreativo nel contesto (ma anche all'esterno) delle strutture psichiatriche. Non bisogna stupirsi se all'interno dei servizi sono svolte ambedue queste attività e se per alcuni pazienti siano più indicate attività di tipo ricreativo, in particolare per quelle persone per le quali, per la gravità del disturbo psicopatologico o per l'assenza di motivazione, non è possibile pensare un vero e proprio programma riabilitativo. (93.11,DOC/96)

Ultimo aggiornamento: 20 settembre 2001
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