Gruppo di ricerca: Dario Pucci, Stefano Draghi, Danilo Giori, Alberto Martinelli, Guido Martinotti, Antonio Tosi, Antonio Chiesi, Giuseppe Micheli, Roberto Biorcio, Paolo Natale, Cinzia Dosso, Emanuela Muti, Serena Vicari; MONITOR, DOXA
Dati di pubblicazione : Milano, Angeli, 1991
Finanziata nei programmi di ricerca della Regione Lombardia - Settore Assistenza e Sicurezza Sociale, la Social Survey è la prima indagine sociale a carattere generale svolta in Lombardia con un questionario somministrato a un campione di 1593 famiglie residenti nel territorio lombardo; in ogni famiglia sono stati intervistati il capofamiglia e la partner, quando questa esisteva, per un totale di 3056 soggetti. La ricerca, che dovrebbe essere ripetuta a cadenze di 3/5 anni, si propone due obiettivi conoscitivi:
1 - fornire uno strumento sociografico, prevalentemente descrittivo della popolazione lombarda, capace di fornire dati accurati da usare come arricchimento delle informazioni statistiche ufficiali;
2 - fornire nel contempo uno strumento esplicativo o interpretativo della "domanda sociale" (e della domanda di servizi sociali, sanitari, ecc.) e delle sue dinamiche evolutive.
I contenuti della Social Survey sono stati definiti partendo da un modello che definisce sostanzialmente due livelli: un livello di "condizioni della domanda", diviso in aree tematiche relativamente autonome, che possono dar luogo a quadri di descrizione della popolazione intervistata; un secondo livello di ricomposizione di queste aree attorno a due grandi insiemi interpretativi, quello della classe sociale di appartenenza e quello dell'organizzazione della famiglia. L'insieme di questi fattori relativi alla posizione di classe e alla organizzazione familiare determina la "domanda sociale" e condiziona la domanda di prestazioni dei servizi, fortemente mediate dalle capacità auto-organizzative della famiglia e dal grado di conoscenza del sistema dei servizi.
Dai primi elementi d'analisi emerge un quadro della Lombardia ricco di aspetti problematici e di aree di disagio diffuse: una regione ricca ma con ampie sacche di povertà e dove i livelli di istruzione presentano percentuali elevate di analfabetismo e di istruzione minima; una regione dove la disoccupazione è minore della media nazionale ma presenta dati vistosi per i giovani e le donne; dove l'occupazione e i tempi di spostamento casa-lavoro riducono spesso al minimo il tempo libero; dove spesso il tempo libero è inesistente soprattutto per le donne che lavorano poiché è dedicato all'autoproduzione di servizi; dove il venir meno delle reti sociali di solidarietà dei quartieri cittadini e dei centri minori provoca spesso emarginazione e isolamento del nucleo familiare; dove spesso i servizi pubblici sono inesistenti, o non funzionano. Una regione con molte risorse, ma dove la "qualità della vita" appare calante per un sempre maggior numero di famiglie. (X,SOC/5/5)
Ultimo aggiornamento: 20 settembre 2001