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[1993] Politiche per gli immigrati extracomunitari. Un possibile strumento conoscitivo per l'intervento locale

Gruppo di ricerca: Adolfo Carvelli, Mario Boffi, Francesca Zajczyk, Lorenza Zanuso

Dati di pubblicazione : Milano, Comune di Milano-Provincia di Milano, 1993 (Oetamm, 36)

La ricerca nasce da un'ipotesi di lavoro che assegna alle singole situazioni di immigrazione extracomunitaria un valore particolare, ma riconducibile ad una comune visione d'insieme delle problematiche da affrontare. Gli immigrati sono in sé un mondo, ricco anche di contraddizioni, così come è per Milano e per l'area milanese, la cui complessità comprende di fatto tutto ed il contrario di tutto. Ogni episodio di immigrazione extracomunitaria costituisce un unicum, non solo per le peculiarità degli immigrati di volta in volta interessati, ma anche delle comunità milanesi di volta in volta chiamate a nuovi contenuti e forme di convivenza. Tuttavia, ogni esperienza ha qualcosa da imparare e qualcosa da insegnare a tutte le altre, purché la si sappia affrontare concretamente e comprendere, sia umanamente che intellettualmente. A questo fine, è essenziale analizzare specificamente la struttura di ogni singola comunità e, inoltre, interrogarla sulle sue reazioni e riflessioni, in merito all'immigrazione extracomunitaria, che costituisce comunque un'esperienza affatto nuova. Pertanto, la ricerca comprende una parte quantitativa (di analisi della struttura socio-demografica delle diverse aree), e una parte qualitativa (di analisi della risposta socio-culturale in una delle aree). Si hanno così gli elementi fondamentali per avviare un dialogo, in cui non è in gioco soltanto la tranquillità e la convivenza di popolazioni spesso molto composite, ma anche e soprattutto la ricerca della loro identità, che nessuna tradizione è di per sé sufficiente ad assicurare. La ricerca, nella parte quantitativa, prende atto di significative differenze strutturali di genti, che pure convivono su quel fazzoletto di terra che è Milano. Basti accennare alla frequenza particolarmente elevata di persone anziane che ancora vivono in famiglie relativamente numerose (tre o più componenti) nella Bovisasca, a differenza di quanto accade, ad esempio, ad Affori. O, ancora, alla presenza relativamente numerosa di giovani donne che vivono sole nella Comasina e nella Bovisasca, un fenomeno praticamente sconosciuto a Bruzzano. Anche le precedenti ondate migratorie raccontano storie diverse nei vari quartieri, rinviando soprattutto a prima degli anni Sessanta nella Comasina, agli anni Sessanta e Settanta a Bruzzano, agli anni tra i Cinquanta ed i Settanta nella Bovisasca, ad una sequenza più regolare nel tempo ad Affori. Quanto all'analisi qualitativa, un filo conduttore lega tutta la trama dei dialoghi: la consapevolezza di un deficit di politica, intesa come capacità di governo e come valori condivisi di convivenza. I fattori di debolezza vengono individuati nella mancanza di direttive chiare da parte dei poteri istituzionali e, correlativamente, nella mancanza di una cultura condivisa da parte dei cittadini. Si giunge così al nocciolo del problema: il bisogno di un dialogo educativo, che aiuti tutti a stabilire le regole minime della convivenza civile. Gli immigrati non costituiscono il problema, bensì la più recente manifestazione di un'antica questione, anch'essa posta con chiarezza nell'analisi qualitativa: perché tocca ancora una volta a noi, e non al centro? Riemerge così un bisogno di giustizia, che non solo non è stato appagato, ma sembra essersi incancrenito. (X,GEN/20/36)

Ultimo aggiornamento: 20 settembre 2001
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