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[1989] Ingresso e permanenza nel mercato del lavoro dei qualificati, diplomati e laureati nell'anno scolastico 1984-85. I principali risultati di un'indagine diretta in Lombardia

Gruppo di ricerca: Guido Gay, Carlo Magni

Dati di pubblicazione : Milano, Regione Lombardia, 1989 (Osservatorio Mercato del Lavoro)

La ricerca si è proposta l'obiettivo di evidenziare le modalità di ingresso nella vita attiva di un campione di giovani lombardi in possesso di un titolo di studio superiore. Nelle tre parti di cui lo studio si compone vengono analizzati i processi di ingresso nel mercato del lavoro di una coorte di giovani qualificati, diplomati e laureati. Dalla ricerca emerge che le differenze nel livello di istruzione si intersecano con quelle nell'indirizzo specifico degli studi. Indirizzi di studi diversi comportano collocazioni differenti dei giovani esaminati. Una prima variabile fortemente influenzata dal livello di istruzione e dal tipo di scuola frequentato è la propensione al proseguimento degli studi, accertata sulla base della condizione dichiarata a tre anni dal termine del ciclo di studi intrapreso. In particolare tra i diplomati si evidenzia una bipartizione tra indirizzi di studio che risultano preparatori per l'università, licei classici e scientifici in cui il tasso di proseguimento degli studi supera il 90%, e altre scuole in cui solo una quota minoritaria prosegue negli studi (intorno al 23% nelle scuole dell'area tecnica e commerciale, intorno al 40% nelle altre scuole). Più complessa la situazione dei laureati che in stragrande maggioranza dichiarano di non essere studenti al momento della rilevazione. Per questi soggetti il proseguimento degli studi, generalizzato tra i laureati in medicina, non si identifica con la posizione di studente, di modo che non è irrealistico affermare che la laurea rappresenta a tutt'oggi un punto di svolta nella vita di studio dei giovani lombardi. Tra i qualificati si evidenzia una propensione allo studio di natura residuale, il che conferma la forte vocazione alla "formazione al lavoro" di quest'indirizzo d'istruzione (tasso di proseguimento: 12,8%).

Per quanto concerne l'inserimento nel mercato del lavoro, il tipo di titolo ottenuto è un elemento di primaria importanza, nel senso che si evidenziano tassi di successo nella ricerca dell'occupazione nettamente differenziati. In particolare gli indirizzi agli studi di tipo "industriale" risultano quelli maggiormente richiesti. Tra i qualificati i tassi di disoccupazione meno elevati vengono rilevati tra chi ha scelto corsi ad indirizzo meccanico/metallurgico e di informatica; tra i diplomati, l'area industriale garantisce un lieve vantaggio rispetto a quella commerciale e molto sostanziale rispetto agli altri indirizzi di diploma; gli ingegneri e i laureati delle facoltà scientifiche evidenziano tassi di successo nella ricerca dell'occupazione maggiori rispetto ai laureati delle altre facoltà. La fisionomia ancora fortemente industriale della Lombardia spiega questa preminenza degli indirizzi di studi legati in qualche misura all'industria, anche se questa situazione potrebbe mutare nel futuro accentuandosi il profilo terziario della nostra regione. Al di là delle differenze interne ad ogni livello di istruzione, dai dati emerge una relazione inversa tra tasso di disoccupazione e livello di istruzione. Il tasso di disoccupazione tra i qualificati è pari al 28,3%, tra i diplomati al 17,1% e tra i laureati al 12,4%.

Un altro elemento di segmentazione comune alle tre indagini è quello relativo alla condizione all'uscita dal sistema scolastico. Chi era occupato al termine del ciclo di istruzione intrapreso risulta in maggior proporzione nella condizione di occupato al momento dell'indagine. In particolare chi era occupato stabilmente all'uscita dal sistema scolastico dopo tre anni tende in stragrande maggioranza a permanere nella medesima condizione. Una verifica tra i laureati ha permesso di evidenziare la vocazione specifica di corsi di laurea quali scienze politiche o architettura in cui una larga minoranza di soggetti era stabilmente occupato alla laurea e aveva accumulato una rilevante esperienza di lavoro, con un'anzianità di presenza media pari a oltre quattro anni. In questo senso un'analisi che non tenga in qualche conto la diversa posizione nel ciclo di vita di chi era occupato stabilmente all'uscita dal sistema scolastico rischia di trattare in modo indifferenziato i processi di primo ingresso nel mercato del lavoro e quelli che caratterizzano la mobilità occupazionale in un momento successivo della carriera lavorativa.

Condizione all'uscita, modalità di fruizione degli studi, esperienze precoci di lavoro e condizione al momento della rilevazione risultano dall'indagine elementi fortemente legati tra loro che permettono di enucleare una minoranza di soggetti che presentano caratteristiche differenziali. Questa minoranza di soggetti - adulti, che hanno frequentato corsi serali, già occupati da un certo periodo di tempo - sono in prevalenza maschi e quest'elemento contribuisce a spiegare una parte dei differenziali per sesso nel tasso di disoccupazione a tre anni dall'uscita dal sistema scolastico.

Questi differenziali assumono una dimensione molto diversa nelle tre indagini: il tasso di disoccupazione femminile è più che doppio di quello maschile tra i qualificati (37,7% contro il 15,5%), risulta nell'aggregato superiore di circa sei punti percentuali tra i diplomati (19,8% contro 14,0%) e di meno di due punti percentuali tra i laureati (13,5% contro 11,7%). Quando si impostano confronti a parità di indirizzo di studio prescelto queste differenze tendono a scomparire e in alcuni casi a rovesciarsi di segno tra i diplomati ed i laureati mentre questo non accade per i qualificati. Ad esempio, confrontando il tasso di successo nella ricerca dell'occupazione dei diplomati dell'area commerciale si evidenzia un minore tasso di disoccupazione femminile (15,5% contro il 18,5% dei maschi). Sempre tra i diplomati, si è inoltre evidenziata l'influenza abnorme sul tasso di disoccupazione femminile di un singolo indirizzo di studi caratterizzato da una situazione di crisi largamente indipendente dalle condizioni specifiche del mercato del lavoro lombardo - quello magistrale. Tra i laureati i differenziali per indirizzo di studi sono - ad eccezione di agraria - di ordine limitato e in direzioni diverse. Invece, tra i qualificati, anche a livello di indirizzi di studio in cui è sensato procedere ad una comparazione, si evidenziano differenze molto rilevanti nel tasso di disoccupazione specifico. Si evidenzia pertanto una bipartizione tra i giovani esaminati: laureati e diplomati presentano differenze di ordine limitato per sesso e non univoche quando si proceda a confronti a parità di titolo di studio; le qualificate invece sembrano invece avere una notevole difficoltà d'ingresso nel mercato del lavoro, evidenziandosi una possibile discriminazione della domanda di lavoro a questo livello di istruzione. (X,SOC/3/16)

Ultimo aggiornamento: 20 settembre 2001
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