Gruppo di ricerca: Adolfo Carvelli, Carlo Magni, Claudio Tabacchi, Elda Angelini
Dati di pubblicazione : Milano, Provincia di Milano, 1989
La ricerca ha avuto come universo di riferimento gli oltre 45.000 soggetti che hanno raggiunto nell'anno scolastico 1984/85 un titolo di studio successivo alla scuola media dell'obbligo e, più precisamente, gli oltre 15.000 qualificati/licenziati ed i circa 30000 diplomati dalle scuole medie superiori della provincia di Milano. Il comportamento dei diplomati e qualificati, osservato a tre anni dal conseguimento del titolo di studio, è stato analizzato attraverso l'effettuazione di un'indagine diretta che ha interessato un campione significativo di ciascuno dei due aggregati considerati. I qualificati/licenziati si collocano sul mercato del lavoro per la maggior parte in giovanissima età al termine di un curriculum scolastico breve. La scelta di anticipare l'ingresso sul mercato risulta largamente condizionata dal fatto di appartenere a nuclei familiari che si collocano in una fascia sociale medio-bassa e, per una quota non rilevante, anche dalla necessità di contribuire in modo sostanziale alla formazione del reddito familiare. Il mercato non sembra garantire tuttavia una domanda sufficiente ad assorbire senza difficoltà un'offerta così cospicua. Tassi di disoccupazione e tassi di espulsione dall'occupazione segnalano un'area di disagio consistente a tre anni dal conseguimento del titolo. Tale situazione non è tuttavia generalizzabile in quanto le analisi condotte su subaggregati palesano notevoli differenze. Aree di qualificazioni per le quali si registrano ottime performances, convivono con aree in cui le difficoltà di ingresso risultano estremamente elevate. Queste ultime sono per lo più caratterizzate da tassi di femminilizzazione molto elevati (come scuola magistrale e le qualificazioni di tipo amministrativo) e quindi concorrono a far lievitare i valori dei tassi di disoccupazione femminile. La forte divaricazione degli esiti in relazione al curriculum scolastico non può che richiamare la necessità di una politica di orientamento che sappia presentare in modo coerente vantaggi e svantaggi di una scelta formativa per l'inserimento successivo nel mondo del lavoro, e di una politica di ridistribuzione dei corsi che tenga conto anche degli sbocchi professionali. Uno spunto di riflessione per l'operatore pubblico può partire anche dall'analisi dei canali che hanno garantito l'accesso all'occupazione: il sempre maggior peso che le relazioni sociali tendono ad assumere nel determinare il successo della ricerca, può costituire da un lato un elemento di favore per i soggetti appartenenti a nuclei familiari fortemente radicati nell'ambiente, dall'altro un ostacolo difficilmente superabile per i soggetti che provengono da nuclei familiari poco integrati o addirittura emarginati. La difficoltà di stabilire un contatto col potenziale datore di lavoro, grazie ad un sistema informativo "personale" delle occasioni che si presentano sul mercato è solo in parte superata attraverso la stampa, mentre il contributo istituzionalmente atteso dal Collocamento risulta ormai nullo e quello legato all'intermediazione della scuola estremamente contenuto. (X,SOC/3/15)
Ultimo aggiornamento: 20 settembre 2001