Home Page dell'IReR /Abstract delle ricerche IReR
[Classificazione alfabetica] [Classificazione gerarchica]

[1980] Lavoro femminile e condizione familiare

Окситоцин для коров инструкция смотрите на http://www.trionisvet.ru.

social media services marketing

Gruppo di ricerca: Giuseppe Barile, Lorenza Zanuso Daniela Gregorio

Dati di pubblicazione : Milano, Angeli, 1980

La ricerca intende descrivere e spiegare i comportamenti dell'offerta di lavoro femminile e il ruolo produttivo svolto dalle donne adulte in contesti urbano-industriali. Essa presenta alcune caratteristiche peculiari. E' la prima ricerca di queste dimensioni svolta in Italia; l'ampiezza e i criteri di estrazione del campione consentono di trarre delle generalizzazioni e di testare su un ambito più vasto le ipotesi emerse dai vari studi condotti in questi anni su realtà locali. L'indagine utilizza inoltre un concetto di lavoro che supera l'equivalenza riduttiva tra "lavoro" e "partecipazione al lavoro per il mercato" comprendendo anche l'erogazione di beni e servizi al di fuori dell'ambito del mercato; il lavoro femminile complessivo risulta infatti da una sistematica combinazione tra lavoro per il mercato e lavoro familiare, e queste due forme di allocazione del tempo e delle energie lavorative sono entrambe presenti nell'esperienza della generalità della popolazione femminile. Da tale definizione estensiva sono derivate una serie di conseguenze riguardanti la scelta della popolazione, gli indicatori utilizzati per rilevare le diverse dimensioni del lavoro, la scelta delle variabili di contesto. L'universo di riferimento comprende tutte le donne e non solo le "lavoratrici": isolare le due categorie "donne che lavorano" e "casalinghe" come tipi sociali portatori di esperienze e bisogni differenziati va infatti contro una realtà elementare: tutte le lavoratrici sono anche casalinghe, e la stragrande maggioranza delle casalinghe ha avuto o avrà una o più esperienze di lavoro per il mercato. La fascia d'età prescelta (20-50 anni) e lo stato civile (coniugate con marito presente) individuano un gruppo di donne, e una fase del ciclo femminile, che comprende la quota più consistente di donne in età lavorativa e identifica un ruolo sociale (di moglie e madre) sempre presente come opzione, aspettativa o esperienza passata nella vita della totalità delle donne. E' questa inoltre la fase in cui è più intensa (e contradditoria) la produzione femminile complessiva sia sul mercato sia nella famiglia. Si noti infine che nei maggiori paesi industriali vi è stato un grandissimo sviluppo dell'occupazione di donne sposate di questa fascia d'età. Sul fronte del lavoro per il mercato, si è voluto render conto dell'estrema differenziazione dei comportamenti femminili, cogliendo tutte le forme - anche saltuarie, part-time, senza contratto o in casa - che sono state spesso ignorate o sottovalutate perché anomale o marginali rispetto alla modalità "centrale" di partecipazione al lavoro (modalità tipiche della popolazione maschile). I principali risultati della ricerca possono essere così riassunti:

1. Il contributo delle donne sposate alla produzione economica è molto più rilevante di quanto non emerga dai dati ufficiali. Com'è evidente: dal tasso di attività, di circa 10 punti superiore a quelli rilevati dalle fonti ufficiali; dalle ore medie di lavoro familiare pari a circa 45,0 la settimana; dall'intensa attività di produzione domestica; dalla diffusione di attività di supplenza o integrazione femminile ai servizi pubblici, sia in condizione di andamento "normale", sia quando si presentino situazioni di emergenza (invalidi, handicappati, ecc.). Il 10% circa delle famiglie si trova in queste condizioni.

2. Vi è una sistematica "anomalia" del lavoro femminile per il mercato rispetto al modello maschile. L'estrema differenziazione con la forza lavoro maschile all'interno delle stesse donne si riferisce: ai tempi di lavoro nella settimana, nell'anno e lungo il ciclo di vita; al luogo di lavoro; alla tutela contrattuale. L'insieme di questi tre indicatori (tempi, luogo e tutela contrattuale) identifica aspetti della marginalità del lavoro femminile rispetto al modello maschile "centrale". Con il lavoro extradomestico a tempo pieno indipendente o dipendente con un contratto a tempo indeterminato troviamo solo 4 donne occupate su 10. Le altre lavorano senza contratto, e/o in casa, e/o a tempo ridotto. Questi aspetti di marginalità, o meglio di anomalia, del lavoro femminile per il mercato si associano alla presenza di forti differenziazioni salariali che permangono anche a parità di istruzione e categoria professionale. Impossibile dire se siano causati da prestazioni diverse o da discriminazione "pura". Resta il fatto che il reddito femminile è in media pari al 60% di quello maschile.

3. Vi è una netta divisione del lavoro secondo il sesso sia nel lavoro per il mercato sia nel lavoro familiare. L'occupazione femminile è più concentrata di quella maschile; le professioni femminili più frequenti sono poco qualificate, e tra queste sono quasi completamente escluse le posizioni di comando; le professioni femminili più frequenti sono diverse da quelle maschili più frequenti. Il grado di segregazione occupazionale delle donne verificato con i dati della ricerca non deve tuttavia far concludere che tale situazione sia immutabile. L'analisi storica ha dimostrato che vi è una notevole variabilità dei mestieri cosiddetti "femminili" e che in determinati periodi le donne sono entrate nei mestieri maschili e viceversa. Quanto al lavoro familiare, le donne rimangono responsabili indiscusse di esso in tutte le sue diverse componenti: sia nei compiti del mé nage sia nelle attività di assistenza e produzione domestica le donne sono praticamente sole; più diffusa la collaborazione nei compiti burocratici e nell'accudimento dei figli, anche se sempre in termini di supporto e mai di sostituzione. Sulla probabilità di collaborazione del marito incidono assai più i comportamenti e le caratteristiche delle donne che quelli del marito. Riproduzione della divisione dei ruoli nei giovani (figli maschi e femmine).

4. L'influenza delle caratteristiche dell'unità familiare (risorse/bisogni) sulla partecipazione delle donne al mercato del lavoro e sulle modalità di partecipazione è sistematica. Sulla quantità (tassi), continuità (percorsi) e modalità (tempi e luogo) della partecipazione al mercato del lavoro, e all'inverso sulla quantità e tipo del lavoro familiare, incidono in maniera determinante e sistematica le variabili "di contesto". Il rapporto tra bisogni e risorse dell'unità familiare decide in buona misura se e in che modo la donna si presenti o resti sul mercato del lavoro, e parallelamente quanto investa in compiti legati alla gestione familiare. Esso consente di misurare sistematicamente, e per la prima volta su un campione statisticamente rappresentativo, l'incidenza della situazione familiare sulla posizione nel mercato del lavoro. (X,SOC/3/3)

Ultimo aggiornamento: 20 settembre 2001
[Classificazione alfabetica] [Classificazione gerarchica]

Su