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[1984] Lavoro femminile, sviluppo tecnologico e segregazione occupazionale

Gruppo di ricerca: Giuseppe Barile, Giuseppe Della Rocca, Gianni Geroldi, Paola Manacorda, Mario Vavassori, Lorenza Zanuso

Dati di pubblicazione : Milano, Angeli, 1984

Quando si affronta il problema del lavoro extradomestico delle donne, alcuni elementi emergono con particolare evidenza tra gli altri. Innanzitutto le donne non sono presenti nella popolazione attiva nella stessa misura della popolazione maschile. La misura di tale presenza - il tasso d'attività femminile - è stata oggetto di lunghi dibattiti sia per quanto concerne le sue oscillazioni sia per quanto riguarda la causa delle oscillazioni. In molti studi sono stati evidenziati in modo particolare i vincoli di ordine familiare e sociale che ostacolano una maggiore partecipazione delle donne al lavoro "per il mercato", ma sono stati sottolineati anche gli effetti di ritorno dal mondo del lavoro e dipendenti da una domanda non sufficientemente elevata. Indipendentemente dalla soluzione del problema del nesso causale da queste analisi emerge la situazione di particolare debolezza del lavoro femminile, per tale ragione impropriamente definito "marginale". Definizione impropria in quanto nasconde il contributo delle donne all'economia complessiva, per numerose ragioni difficilmente quantificabile, dietro la sottolineatura della sua scarsa remunerazione sociale. Un secondo elemento che risulta evidente è che le donne non sono presenti nei vari settori economici, nelle professioni e nei mestieri in misura proporzionale alla loro partecipazione complessiva alle attività lavorative che si svolgono al di fuori della famiglia. Non si tratta ovviamente di piccole oscillazioni intorno ai valori medi ma viceversa di una massiccia concentrazione delle donne in alcuni settori professioni e mestieri, che è stata definita dalla letteratura economica segregazione occupazionale. Segregazione femminile ma anche maschile, poiché il risultato è la tipizzazione dei mestieri e delle professioni in senso maschile o femminile. Il terzo aspetto rilevante del lavoro delle donne riguarda la loro collocazione nella gerarchia professionale, e cioè nel sistema che differenzia le professioni in termini di autorità e ricompense cui esse sono associate. Sia nelle imprese, dove tale gerarchizzazione è formalizzata, sia nella società più in generale dove è comunque percepita in relazione al diverso prestigio attribuito alle professioni, le donne risultano collocate in numero più che proporzionale nei mestieri e nelle professioni con minore autorità e minor prestigio a cui è generalmente associato un basso reddito. Alle volte questa forma di segregazione occupazionale assume un preciso significato discriminatorio quando anche a parità di istruzione e di mansioni alle donne viene riconosciuto un salario più basso di quello maschile. Questa ricerca - che intende fornire un contributo utile per definire una politica attiva del lavoro per le donne di fronte all'emergere dei processi di trasformazione del lavoro conseguenti alla ristrutturazione produttiva e all'impatto dello sviluppo tecnologico, si propone di indagare soprattutto gli ultimi due aspetti della problematica indicata. Infatti, mentre il primo aspetto appare il risultato della divisione del lavoro "primaria" per cui alle donne sono attribuiti compiti riproduttivi e di accudimento della famiglia, il secondo e il terzo aspetto del lavoro extradomestico delle donne si riferiscono a come la divisione "primaria" del lavoro si riflette nell'organizzazione della produzione e viene in tale ambito rafforzata e mantenuta. Essi riguardano, in modo più specifico quindi, l'insieme delle circostanze per le quali l'aggettivo "femminile" o "maschile" viene accoppiato al sostantivo "lavoro" non per indicare un'attività svolta dalle donne o dagli uomini ma per valutare una qualità dell'attività lavorativa che diventa femminile o maschile "in sé ". Ciò non vuol dire comunque considerare la "segregazione occupazionale" con una connotazione esclusivamente negativa: le professioni femminili possono essere espressione di identità che hanno il diritto di manifestarsi, ciò che è negativo è che le diversità determinino una non equa distribuzione del potere e del reddito.

La ricerca si propone quindi di descrivere la divisione del lavoro basata sul sesso e di indagarne le cause, con particolare riguardo alla domanda di lavoro, al contesto economico in cui operano le imprese, e alle loro modalità di funzionamento tecnico-organizzative. Questo compito appare in una certa misura problematico poiché la principale obiezione che si può fare al tentativo di isolare questo tipo di cause è che la condizione lavorativa delle donne dipende strettamente dalla loro collocazione familiare e cioè, come detto innanzi, dalla divisione del lavoro "primaria".

La ricerca e i contributi di cui si compone non vogliono sciogliere in modo definitivo il problema della causazione reciproca di questi fenomeni. Non è infatti possibile indicare con nettezza se la tipizzazione delle professioni e dei mestieri dipenda esclusivamente dal retroterra culturale e familiare delle donne, cioè dalle cosiddette "variabili da offerta", o dipenda invece in misura decisiva dagli atteggiamenti e dai comportamenti della domanda di lavoro. Le molteplici connessioni indagate permettono tuttavia di concludere che se molti aspetti della ineguaglianza tra i sessi nascono dalla complessiva organizzazione sociale che assegna le donne a determinati ruoli in forza di norme e valori ben assestati nella società, essi vengono rafforzati e si consolidano nel mondo del lavoro.

Tra le variabili esplicative un rilievo particolare è dedicato alla dinamica tecnologica, intensa in questa fase storica per l'impatto delle nuove tecnologie informatiche. L'opinione comune ritiene infatti che queste avranno un peso determinante nella trasformazione dell'organizzazione del lavoro e delle professioni esercitate dalle donne. D'altra parte, l'interesse per questa materia è dimostrato dalle sempre più numerose ricerche che, in Italia e più in generale in Europa, vengono dedicate all'impatto dello sviluppo tecnologico sul lavoro femminile. (X,SOC/3/5)

Ultimo aggiornamento: 20 settembre 2001
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