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[1998] Giovani donne e microimprese. Motivazioni e risorse per l'avvio di una attività imprenditoriale in Lombardia

Gruppo di ricerca: Elvina Degiarde, Daniela Gregorio, Daniela Fossati, Alberto Martinelli, Luisa Rosti

Dati di pubblicazione: Milano, Guerini, 1998

La prima parte della ricerca è costituita dalla ricostruzione del quadro di riferimento occupazionale lombardo in generale, con un affondo sulla realtà occupazionale femminile.

Si è poi realizzata un’indagine empirica, avente un duplice obiettivo:

Lo studio si è svolto su un campione significativo di imprese le cui titolari siano donne o nella cui compagine sociale sia presente almeno una donna.

Il campione è stato suddiviso in due gruppi:

Le interviste che hanno avuto esito positivo sono state 77 per il primo gruppo e 100 per il secondo. Il questionario utilizzato era composto da una parte di domande a risposta chiusa e da una parte più qualitativa di domande aperte. Le domande erano volte a ricostruire i curricula formativi e i percorsi professionali, il contesto familiare e le modalità di conciliazione dell’impegno nell’impresa con la vita familiare. Inoltre si sono ricostruite le caratteristiche strutturali dell’impresa, con attenzione particolare all’analisi delle motivazioni alla base della scelta di intraprendere un’attività imprenditoriale e alle difficoltà incontrate nella fase di avvio e le modalità del loro superamento.

L’analisi dei dati raccolti ha prodotto i seguenti principali risultati:

la dimensione delle imprese è molto ridotta (due-tre soci), con pochissimi dipendenti (nessuno nella metà dei casi);

i settori di attività principali sono il commercio e pubblici esercizi (quasi la metà), il terziario e in minima parte le attività produttive;

le motivazioni che hanno portato alla creazione dell’impresa sono varie: dal desiderio di autonomia a quello di valorizzare la propria professionalità, dalla perdita del posto di lavoro alla ricerca vana di un lavoro dipendente; inoltre in alcuni casi viene proseguita un’attività autonoma già avviata nell’ambito familiare;

le donne con responsabilità familiari vedono nel lavoro autonomo la possibilità di una maggiore flessibilità e la conseguente miglior gestione del tempo

le difficoltà principali nell’avvio dell’impresa sono costituite dalle pratiche ed oneri burocratici, secondariamente dalle difficoltà di reperimento dei fondi e dalle possibilità di accedere al credito

i problemi attualmente più pressanti sono quelli legati alla generale crisi economica e alla pressione fiscale

il ruolo svolto è raramente di direzione dei lavori o dei dipendenti

l’orario di lavoro è superiore alla media di quello delle lavoratrici dipendenti

”l’essere donna” non viene considerato un fattore determinante né nel determinare il successo dell’impresa né nel creare ostacoli allo stesso

in generale le intervistate sono soddisfatte del fatto di operare in un’azienda autonoma, soprattutto per quanto riguarda gli aspetti dell’autorealizzazione e dei rapporti con i soci e i lavoratori, mentre non si dichiarano soddisfatte per quanto riguarda la possibilità di conciliare lavoro e famiglia, né rispetto al guadagno e al tempo

in ogni caso, la maggior parte non pensa di cambiare attività nei prossimi tre anni

le imprese che hanno avuto accesso ai contributi previsti dalla L.R. 68/1986 sono venute a conoscenza di tale opportunità tramite il commercialista, le associazioni di categoria, la rete amicale e parentale e valutano positivamente (più della metà) tale opportunità, lamentando però la scarsa diffusione delle informazioni, le complicazioni burocratiche, i ritardi nell’erogazione dei contributi che per lo più sono serviti a continuare più che a iniziare l’attività. (95.51,SOC/3/44)

Ultimo aggiornamento: 20 settembre 2001
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