Gruppo di ricerca: Guido Gay, Paolo Barbieri, Maria Ilde Benvenuti
Dati di pubblicazione: Milano, Regione Lombardia, 1995 (Telegramma dell’Osservatorio Mercato del Lavoro)
Emerge dalla ricerca che in Lombardia sono soprattutto le piccole e medie imprese a utilizzare i contratti di solidarietà come strumento per affrontare le crisi congiunturali e per evitare i licenziamenti.
Lo studio è uno dei pochi sull'argomento svolti in Italia e si caratterizza soprattutto perché non fa riferimento a un campione ma all'intero universo dei casi, dato che si basa sulla schedatura appositamente effettuata di tutti i contratti di solidarietà stipulati in Lombardia dal 1989 al novembre 1994: una raccolta sistematica di informazioni ottenute attraverso la collaborazione degli Uffici Regionali e Provinciali del Lavoro.
Un contratto di solidarietà consiste in un accordo che stabilisce una riduzione dell'orario di lavoro per evitare, anche solo in parte, la riduzione o la dichiarazione di esuberanza del personale.
La riduzione dell'orario può essere stabilita su base giornaliera, settimanale, mensile o annuale.
A fronte della riduzione dell'orario di lavoro sono previste integrazioni salariali della retribuzione persa in misura variabile dal 50 al 60%, a seconda della collocazione geografica dell'azienda.
Tornando al caso lombardo, se si analizzano i dati raccolti si scopre che i contratti di solidarietà nella nostra regione sono passati dagli 11 stipulati nel 1989 ai 243 del 1993, fino ai 275 del 1994.
Di tutte le aziende che hanno fatto ricorso ai CdS oltre il 65% è al di sotto dei 100 dipendenti: si registra quindi un prevalere delle piccole e medie imprese che fanno ricorso a questo strumento per fronteggiare la crisi economica; in particolare il 30,7 % delle aziende ha meno di 35 dipendenti.
I rami di attività che maggiormente hanno attivato dei CdS sono stati quelli dell'industria manifatturiera/lavorazione di metalli (42,7%) e delle industrie tessili, manifatture alimentari, legno (48,7%); nel settore dei servizi prevale nettamente il ramo commercio e pubblici servizi con il 73,6%.
La ricerca presenta inoltre una esposizione dell'attuale quadro normativo che regolamenta la gestione degli orari di lavoro e descrive alcune modalità ancora poco utilizzate in Italia, quali il job-sharing, ossia la condivisione tra due persone di un unico posto di lavoro, il telelavoro e il flexi-time (possibilità di orario flessibile, sia in orizzontale che in verticale);
inoltre una sezione della ricerca contiene una rassegna delle fonti statistiche disponibili sugli orari di lavoro, con una descrizione delle loro caratteristiche e delle possibilità di comparazione dei dati. (94.06,SOC/3/27)
Ultimo aggiornamento: 20 settembre 2001