Gruppo di ricerca: Elvina Degiarde, Daniela Gregorio, Antonio Chiesi, Yuri Kazepov, Marina Piazza, Lorenza Zanuso, Laura Balbo
Dati di pubblicazione: Rapporto di ricerca, 1996
Il progetto di ricerca ha fornito l'occasione per interrogarsi su come accostarsi, oggi, al concetto di lavoro - fenomeno, esperienza, insieme di processi che (tutti concordano) non possono essere descritti nei modi tradizionali, ed è destinato a conoscere ulteriori, radicali trasformazioni.
Il campo di attenzione, anche se limitato alla realtà lombarda, rimane comunque molto ampio: ne sono state esplorate alcune dimensioni, tra loro eterogenee ma considerate significative per tentare una ri-tematizzazione.
Si parla, per il futuro, di una società senza lavoro (workless society) o (in termini più riduttivi, e concettualmente molto diversi, di una jobless society). Viviamo però in una società segnata da una forte cultura del lavoro: lo testimoniano in modi diversi, ma equivalenti, i numeri altissimi di persone che "affollano" ogni concorso per posti di lavoro pubblici; le promesse dei politici, che si impegnano, più o meno credibilmente, a "creare posti di lavoro", mantenendo in ogni caso del "lavoro" una definizione del tutto tradizionale; e il modo di affrontare questi temi che prevale nel dibattito culturale, anch'esso inadeguato rispetto agli scenari futuri (pure includendo studiosi espliciti e provocatori come per esempio Jeremy Rikfin e Ralph Dahrendorf, in ogni occasione citati e richiamati).
Ci si chiede dunque, nel primo capitolo del presente studio, quale sia in questa fase (di "transizione", di "passaggio") il discorso pubblico sul lavoro e come "conviva" con i dati oggettivi che risultano, per la Lombardia, dall'analisi che viene fatta nel secondo capitolo. E si aggiunge - cap. 3 - una rilettura del fenomeno del "volontariato" appunto considerato come lavoro - prospettiva questa non consueta.
Questo insieme di considerazioni e di scelte ha dunque portato a sviluppare una strategia di indagine che ha utilizzato una molteplicità di fonti: una selezione degli articoli apparsi prevalentemente sul Sole-24 Ore e in misura minore su altri quotidiani, l'analisi secondaria delle ricerche disponibili sul volontariato in Lombardia, inteso nel senso più ampio; l'utilizzazione di dati di censimento e altri sulle condizioni di lavoro (caratteristiche degli occupati, settori, retribuzioni, trend) nella regione; i riferimenti al dibattito sociologico internazionale.
Il quadro - di cui si sottolinea di nuovo la natura solo "esplorativa" - presenta alcuni aspetti che se non sono del tutto inattesi, neppure sono scontati:
Le fonti che fanno opinione, o fanno immagine, mettono a fuoco i temi del lavoro oggi in Italia secondo uno schema che corrisponde a una doppia semplificazione.
Lo schema considera una parte (di settori produttivi, di livelli professionali, di aree del paese, in cui si rafforzano le componenti altamente qualificate, lo sviluppo è centrato su e retto dall'innovazione tecnologica, la precondizione è il successo nella competizione internazionale), come se tutto il resto del pianeta lavoro non meritasse tematizzazione, non esistesse, non avesse suoi propri (e diversi) andamenti.
L'esclusivo focalizzarsi su questo "spicchio" di realtà produttiva e del lavoro è uno degli elementi che certo interessa prendere in esame.
Il secondo elemento di semplificazione corrisponde e una de-contestualizzazione appunto di questo spicchio rispetto al quadro in cui si inserisce: i processi sui quali ci si focalizza appaiono come isolati e protetti rispetto a contraccolpi, interdipendenze, vischiosità, tensioni; altri settori o aree non vengono presi in considerazione (sono "arretrate"? seguiranno nella stessa direzione, e se no, cosa succederà?) resistenze e vischiosità, tensioni e conflitti, non appaiono.
Considerando le due osservazioni precedenti con riferimento allo sfondo costituito dai dati ufficiali relativi alla Lombardia si ottiene inoltre un duplice paradosso: primo, da questo dato la struttura dell'economia lombarda viene solo in piccola parte rappresentata (mentre moltissimo rimane fuori); secondo, proprio degli elementi forti dell'economia lombarda non si tiene conto, annullando in questo modo non solo la "specificità" dell'economia regionale ma anche le sue risorse in una fase di transizione e cambiamento.
Un ulteriore punto è questo: la letteratura internazionale insiste sul fatto che la struttura sociale nel suo insieme, i modi dell'organizzazione sociale, gli usi del tempo appaiono già oggi radicalmente modificati e sono destinati a profondi rivolgimenti.
Qui si colloca il significato che assume la parte della ricerca che si è rivolta ai dati del volontariato, e con riferimento a questo filone di riflessione i nostri dati appaiono pertinenti e stimolanti per ulteriori riflessioni. Associazionismo sociale, impresa sociale, cooperative di solidarietà sociale costituiscono già oggi, anche in Italia, un mondo di soggetti e di esperienze di lavoro importanti sia come componente quantitativa, sia come sedi di un lavorare innovativo (motivazioni, modalità, pattern dei percorsi e delle combinazioni).
In prospettiva, inoltre, ci sono proposte o sperimentazioni - di cui già si parla - che meritano di essere riprese, tra cui sottolineiamo l'ipotesi relativa alla riorganizzazione del servizio di leva e alla possibile istituzione di un "servizio civile generalizzato" - esteso a ragazzi e ragazze - per un periodo della loro vita, e la proposta che si riassume nel termine "politiche dei tempi" (in Italia val la pena di menzionare alcune esperienze a livello di enti locali ("banche del tempo"). (93.58,E/3/8)
Ultimo aggiornamento: 19 settembre 2001