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[1990] Le attività estere nell'area metropolitana milanese

Gruppo di ricerca: Adolfo Carvelli, Tomaso Pompili, Enrico Gualini

Dati di pubblicazione : Milano, Provincia di Milano-Comune di Milano, 1990 (Oetamm, 15)

La ricerca ha come obiettivo un'analisi della competitività dell'area milanese rispetto a localizzazioni alternative in Italia e in altre aree europee. Essa traccia una mappa localizzativa della presenza straniera nell'area milanese e della sua consistenza quantitativa, ed analizza il ruolo che le consociate localizzate nell'area in esame svolgono nell'ambito delle rispettive multinazionali e le loro problematiche insediative. In particolare si sono analizzati: la presenza straniera a Milano e nella sua provincia (occupazione, fatturato e tipo di attività ); le motivazioni della scelta attuata rispetto ad altre possibili localizzazioni sul territorio nazionale ed eventuali alternative estere; le motivazioni della scelta di localizzazione puntuale all'interno dell'area milanese e i problemi affrontati nella fase di insediamento e quelli eventualmente ancora aperti; l'inserimento della consociata milanese nella divisione internazionale del lavoro realizzata dalla multinazionale, verificando le funzioni aziendali presenti e la missione della consociata milanese nell'ambito della strategia complessiva della multinazionale. L'indagine rileva che la percezione internazionale dell'Italia, pur in innegabile miglioramento, abbandona lentamente la vecchia immagine negativa. Anche per l'area milanese, la logica dei processi di multinazionalizzazione sembra prima di tutto quella dell'ingresso commerciale su un nuovo mercato, e solo in subordine la produzione in loco o rapporti di maggiore integrazione fra le imprese. Il mercato unico, almeno nel breve periodo, porterà ad un aumento delle attività commerciali, ma non ad un automatico innalzamento della "qualità" delle funzioni e soprattutto delle missioni (più legate al potere decisionale). Anche le imprese estere hanno presentato negli anni '70 e '80 un'elevata dinamica di rilocalizzazione, motivata da rigidità o peggio da disfunzioni del contesto urbanistico. La grande concentrazione nell'area milanese della presenza estera (i due quinti di quella industriale e i tre quarti di quella terziaria sul totale nazionale) si va allentando, anche perché i costi, specie nel capoluogo, stanno diventando intollerabili per un numero crescente di funzioni e di imprese. Ciò evidenzia un rischio per l'area milanese, del resto ben inserita nella rete europea di relazioni multinazionali. A livello di sistema gerarchico delle città non appare una netta subordinazione di Milano, se non rispetto a Londra e Parigi, rispetto alle quali la "distanza" resta però assai grande.

Emerge l'appartenenza di Milano ad una sfera economica-geografica a crescente tasso di competitività tra centri superiori, in cui risultano premiate le aree metropolitane estere che con più attenzione, continuità e tempestività hanno realizzato grandi progetti urbani. Milano conferma i tradizionali punti di forza (concentrazione di mercato e finanza) ma dimostra un minore grado di competitività riguardo alla qualità della vita, attrezzature ricettive, traffico, procedure e prestazioni del contesto urbanistico. Non si tratta solo di un "effetto paese" negativo, ma anche di problemi propri. (x,GEN/20/15)

Ultimo aggiornamento: 19 settembre 2001
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