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[1984] La rilocalizzazione industriale in Lombardia. Determinanti e caratteristiche della mobilità spaziale delle imprese

Gruppo di ricerca: Giuliano De Blasio, Alberto Riva

Dati di pubblicazione : Milano, Angeli, 1984

Nell'ultimo decennio l'industria lombarda ha attraversato un'intensa fase di riorganizzazione e ristrutturazione, nel quadro di una riduzione del tasso di sviluppo; tale processo ha portato a una consistente modificazione dell'articolazione spaziale delle attività industriali con una forte crescita del peso delle province orientali. La ricerca si fonda su un'indagine diretta rivolta a un esteso campione di imprese in mobilità e intende analizzare cause e caratteristiche della rilocalizzazione industriale, tipologia della mobilità (creazione di nuove unità, trasferimenti, accorpamenti di più unità produttive), distanza degli spostamenti, apprezzamento dei fattori di localizzazione. La mobilità delle imprese in Lombardia appare di tipo attivo, determinata prevalentemente dalle esigenze, non soddisfacibili in loco per carenza di spazio, di espansione delle capacità produttive aziendali e di razionalizzazione del ciclo produttivo. Se la carenza di spazio è il fattore "push" decisivo, l'offerta di superfici in localizzazioni alternative è di per sé scarsamente influente come fattore "pull" nel determinare la mobilità aziendale, essendo tale offerta in Lombardia diffusa sul territorio e chiaramente sovradimensionata. In generale il peso dei fattori "push", vistosamente preminente, implica la ricerca di una destinazione quanto più possibile vicina all'origine dello spostamento: più della metà delle unità interessate alla mobilità non oltrepassa il confine dei comuni contermini con la localizzazione d'origine, e solo una quota minima è disposta a spostamenti di lungo raggio, oltre 30 km. In relazione alla ridotta distanza delle rilocalizzazioni e all'invarianza del contesto territoriale in cui l'impresa opera, gli obiettivi di minimizzazione dei costi di insediamento (rilocalizzazione in aree industriali riservate e infrastrutturate in base a PIP e Pdl, insediamento in strutture preesistenti idonee) e di mantenimento di opportune condizioni operative di base (infrastrutture di rete e di punto) risultano prevalere rispetto al fine di minimizzare i costi di funzionamento (disponibilità e costo della manodopera e dei servizi industriali, accessibilità ai mercati). In genere la riduzione dei costi di trasporto e la migliore accessibilità assumono, ai fini delle decisioni di rilocalizzazione, un rilievo molto minore rispetto a quello loro assegnato dalle teorie di localizzazione classiche, come pure sono raramente considerati i possibili benefici economico-finanziari, ad eccezione degli incentivi pubblici nei pochi casi di mobilità extraregionale. Tra le imprese del campione, notevole la differenza di atteggiamento rispetto ai problemi della localizzazione nelle diverse fasi di ciclo economico: nel decennio precedente, uno sviluppo incentrato in genere sulla conferma degli impianti esistenti, spesso ampliati, e sulla proliferazione di impianti aggiuntivi; attualmente, invece, molto più consistente è il ricorso al trasferimento totale. Anche l'attuale creazione di nuove unità originate da trasferimenti parziali e localizzate a breve distanza dalla sede principale appare spesso il primo passo di un processo di trasferimento totale, attraverso un successivo accorpamento. La ricerca conferma inoltre l'importanza di uno stretto collegamento tra politica industriale e politica territoriale. (x,E/4/11)

Ultimo aggiornamento: 19 settembre 2001
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