Gruppo di ricerca: Gianfranco Bazzigaluppi, Daniela Gregorio
Dati di pubblicazione : Milano, IReR, 1983
Il lavoro ha uno scopo eminentemente descrittivo della struttura economica lombarda nel corso degli ultimi trent'anni.
L'evoluzione dei dati più significativi rilevati dall'Istat nell'ambito della costruzione della contabilità economica nazionale viene accompagnata da un puntuale commento su aspetti sia di metodo che di contenuto. L'IReR completa e aggiorna qui precedenti edizioni della contabilità economica regionale e provinciale considerando nuove serie storiche predisposte dall'Istat, e non pubblicate col livello di disaggregazione presentato in questa sede. Recentemente l'Istat ha infatti rivisto i valori di contabilità economica al fine di renderla sempre più aderente a una realtà in rapida evoluzione.
Quest'edizione dei conti viene integrata con dati 1978 e 1979 per il complesso della regione, riferiti agli investimenti, al valore aggiunto, alle spese per il personale, al numero dei dipendenti, provenienti dall'indagine sul prodotto lordo: si tratta di valori riguardanti il settore industria disaggregato in 55 classi e sottoclassi e non pubblicati dall'Istat.
Le principali variabili considerate per il periodo 1951-1979 riguardano il conto economico delle risorse e degli impieghi, che tende a dare una descrizione della formazione e dell'impiego delle risorse economiche resesi disponibili in Lombardia in ciascun anno; i dati sono confrontati con quelli comparabili di contabilità nazionale e considerati sia a prezzi correnti che costanti.
Riguardo alla distribuzione del reddito prodotto ai fattori della produzione: lavoro, capitale e stato, risulta interessante notare come negli ultimi anni, contrariamente a quanto era avvenuto nei decenni precedenti, si evidenzia un significativo calo della percentuale di prodotto destinato a remunerare il lavoro dipendente. La ricerca considera quindi, dal lato della produzione, i settori che hanno contribuito alla formazione del valore aggiunto e balza evidente l'evoluzione positiva dei settori industriali e terziari e soprattutto le performances indubbiamente interessanti di comparti "tradizionali".
Se ne deduce un quadro che in parte smentisce ipotesi legate al fatto che il conservatorismo industriale sia un freno allo sviluppo, mentre acquista consistenza l'ipotesi che il progresso dell'industria regionale sia passato "attraverso" i settori, con processi di innovazione tecnologica e organizzativa sostanzialmente orizzontali Dopo un approfondimento del settore agricolo, l'indagine considera i consumi, gli investimenti e l'occupazione. Dall'analisi incrociata delle diverse serie storiche emerge che i settori terziari, a fronte di un livello crescente di occupazione, segnano una non omogenea partecipazione al processo di formazione degli investimenti e del reddito. Si ha pertanto una dinamica relativamente modesta della produttività che negli anni più recenti ha sicuramente indotto una minor capacità espansiva, perlomeno in termini occupazionali, di alcuni comparti del settore considerato.
Numerose informazioni statistiche originali vengono presentate anche con riferimento alle nove realtà provinciali della regione. La sequenza con cui vengono presentate le informazioni statistiche relative al periodo 1970-79 ricalca quella adottata per il complesso regionale. Da confronti a livello interprovinciale emerge in modo molto netto il ruolo, per taluni aspetti calante, che la provincia di Milano svolge nei confronti delle altre province. (x,E/2/3)
Ultimo aggiornamento: 19 settembre 2001