Gruppo di ricerca: Gian Carlo Blangiardo, Michele Colasanto, Carlo Dell'Aringa, Federico Rappelli, Manuela Samek Lodovici, Eugenio Zucchetti
Dati di pubblicazione: Milano, Provincia di Milano-Comune di Milano, 1994 (Oetamm, 38)
La ricerca prende avvio dal processo di terziarizzazione che ha caratterizzato l'area metropolitana milanese e la città in primo luogo: terziarizzazione significa crescita dei servizi, alle imprese e alle persone, ma anche "impiegatizzazione" dei comparti industriali.
Milano si terziarizza, attraverso la rilocalizzazione del manifatturiero verso le aree più esterne, e la concentrazione dei servizi al suo interno, ma si è terziarizzato l'hinterland per l'aumento generalizzato di forza lavoro impiegatizia in tutti i comparti produttivi.
In termini di specificità strutturale, le analisi per settore, unità locali, numero di addetti e tassi di nati-mortalità delle aziende, confermano che le dinamiche più interessanti hanno riguardato i servizi alle imprese e il credito e, sia pure in misura minore, l'edilizia e i trasporti.
Se, ancora nel 1981, il 65% delle unità locali dei settori manifatturieri era, nell'area metropolitana milanese, di tipo tradizionale, nel 1990 queste unità sono scese di quasi 5 punti percentuali, contro una crescita di 3 punti per i fornitori specializzati e di quasi 6 per le unità che utilizzano alte tecnologie.
Un trend dunque abbastanza chiaro, in verità forse inferiore alle attese, rispetto all'immagine di una Milano capitale tecnologica, e che però trova comunque conferma quando si passa ad una classificazione rispetto al numero di addetti: nel 1990, rispetto al 1980, sono in calo i settori ad intensità di scala, e resta grosso modo immutata la quantità di lavoratori occupati nei settori tradizionali (oltre il 35%); cresce invece l'occupazione tra i fornitori specializzati (+1,1%), e soprattutto nei settori ad alta tecnologia (+7,5%).
E' necessario tenere in considerazione anche i mutamenti indotti dal processo di terziarizzazione nel mercato del lavoro dell'area metropolitana milanese, come si ribadisce del resto nei tre contributi (Colasanto, Zucchetti e Dell'Aringa/ Samek) che, pur sotto profili diversi, insistono sui problemi di ordine occupazionale. In particolare, anche nell'area milanese si riscontra quel che avviene in altri ambienti post- o neo-industriali: le nuove professioni sono quelle che presentano i tassi di incremento più sostenuti; ma i mestieri più diffusi, quelli prevalenti in valori assoluti, sono ancora di tipo tradizionale.
Letta nel tempo, la terziarizzazione sembra produrre soprattutto due fenomeni: la crescita delle professioni a maggior contenuto di qualificazione (imprenditori, manager, professioni intellettuali, tecnici di elevata specializzazione, ecc.); e la crescita altresì dei lavori di qualità modesta, quali manovalanza generica e servizi alle persone e alle famiglie (le nuove servitù).
In realtà, una lettura più attenta consente di cogliere la persistenza di ampie fasce di professioni intermedie, in particolare di tipo esecutivo, ove, tra l'altro, si concentra maggiormente il lavoro femminile. (93.12A,GEN/20/42)
Ultimo aggiornamento: 19 settembre 2001