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[1986] Rapporto IReR '86

Gruppo di ricerca: Giuseppe Gario, Giorgio Lunghini, Alberto Martinelli, Giorgio Pastori, Tiziano Treu, Vittorio Angiolini, Carluccio Bianchi, Adolfo Carvelli, Antonio Chiesi, Adina Ciorli, Martino Colucci, Daniela Gregorio, Alberto Majocchi, Alberto Roccella, Pier Giuseppe Torrani, Pier Antonio Varesi

Dati di pubblicazione: Milano, IReR, 1986.

Parte economica

Dal quadro delineato emerge per la Lombardia una prosecuzione del processo di sviluppo a ritmi non dissimili da quelli del 1985, ovvero leggermente inferiori in media al 3%. In tal modo, pur presentando evidenti analogie con l'andamento nazionale, la crescita dell'economia lombarda rimane al di sotto, seppure di poco, a quella prevista dal Governo per l'Italia in complesso, con un tasso di aumento del reddito pari rispettivamente al 2,4 e al 3% circa nell'86 e nell'87. La motivazione fondamentale alla base di tale divario sarebbe da ricercare nel comportamento della produzione e quindi del valore aggiunto dell'industria in senso stretto, il quale mostra in Lombardia un peso relativo maggiore. A ciò si aggiunge il fatto che i tassi di crescita tutto sommato soddisfacenti raggiunti dal sistema economico italiano sono stati ottenuti grazie ad una forte dinamica del settore servizi, che presentano una rilevanza minore in Lombardia. Dal Rapporto risulta inoltre che i consumi finali interni, pur risultando in accelerazione rispetto all'esperienza più recente, sono infine condizionati dalla minore dinamica dell'economia lombarda rispetto al resto della nazione.

Tale andamento riflette in maniera sostanziale l'evoluzione dei consumi interni delle famiglie, posto che i consumi collettivi risultano proseguire il loro trend storico medio di crescita. Come per l'economia nazionale, infine, l'apporto delle transazioni con il resto del mondo (che nel caso di una regione comprende tanto i paesi stranieri veri e propri quanto le altre regioni) non sarebbe affatto consistente: la scarsa dinamica del mercato di sbocco lombardo e la maggiore vivacità delle importazioni implicherebbero un contributo praticamente nullo alla crescita del reddito.

Per quanto riguarda il mercato del lavoro, le analisi contenute nel Rapporto ipotizzano un incremento dell'occupazione praticamente in linea con quello dell'offerta di lavoro. In un contesto di popolazione pressoché stazionaria, l'incremento dell'offerta di lavoro sarebbe da attribuire ad un più elevato tasso di attività, riconducibile a sua volta ad una maggiore partecipazione femminile al mercato del lavoro.

Parte sociale

Nel guardare alla società lombarda alla metà degli anni Ottanta, questa parte sceglie tre argomenti attorno ai quali articolare le sue indagini: il disagio sociale, gli effetti delle politiche del lavoro, la condizione degli anziani.

Nel primo capitolo l'analisi delinea il quadro demografico, della situazione occupazionale e dei consumi delle famiglie, per soffermarsi poi su indicatori di disagio sociale quali gli sfratti, i suicidi, la criminalità nella nostra regione. Il secondo capitolo analizza gli effetti sociali delle politiche del lavoro (cassa integrazione, mobilità, part-time, contratti formazione-lavoro). Il terzo capitolo, infine, è dedicato agli anziani, relativamente ai quali si studiano la struttura familiare e il modo di abitare, l'uso del tempo libero e le attività ricreative, le condizioni di salute (mortalità per cause di morte, invalidità della popolazione non istituzionalizzata, condizioni di autosufficienza in un campione di anziani istituzionalizzati), e l'uso che dei servizi fa la popolazione anziana lombarda.

Parte istituzionale

Sotto il profilo istituzionale lo scenario di previsione presenta ovvie ed immediate implicazioni per la politica di programmazione regionale. In un contesto in cui l'inflazione sembra essere tornata su livelli socialmente accettabili il maggior problema di politica economica è rappresentato dal livello della disoccupazione. In tale prospettiva un contributo positivo all'obiettivo occupazione potrà derivare dai progetti di opere pubbliche previsti e prevedibili dal piano di sviluppo regionale. Si analizzano quindi in particolare, come nel Rapporto precedente, i rapporti istituzionali Stato-Regione con riferimento ai servizi sociali, alla pianificazione territoriale e urbanistica, alla tutela dell'ambiente, alla finanza regionale e locale. (x,GEN/0/7)

Ultimo aggiornamento: 19 settembre 2001
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