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[2000] Indagine conoscitiva di tipo quantitativo e tipologico sulla domanda di servizi per le persone anziane della Regione Lombardia

Gruppo di ricerca: Dario Pucci (project leader); Ivo Colozzi, Alberto Pagani (Università degli Studi di Bologna); Antonio Guaita (LOGOS); Clemente Lanzetti (Università Cattolica di Milano); CRS (rilevazione sul campo)

Committente: Regione Lombardia, D.G. Interventi sociali; D.G. Sanità

Periodo di svolgimento: maggio 1999 - maggio 2000

Dati di pubblicazione: IReR, Anziani: stato di salute e reti sociali. Un'indagine diretta sulla popolazione anziana in Lombardia, Milano: Guerini e Associati, 2000 (Collana Ricerche IReR; 9)

L'indagine diretta su un campione di 3000 anziani dai 65 anni in poi, ha messo a fuoco, tra l'altro, le condizioni di salute degli anziani misurata da una serie di indicatori su una scala di autonomia/dipendenza. Nel definire gli indicatori, è stata utilizzata la categoria di fragilità (sulle singole dimensioni esplorate e sull'indicatore sintetico che è stato elaborato e definito appunto "indice sintetico di fragilità") che fosse in qualche modo indicativo dello stato di salute dell'anziano per poter meglio valutare una condizione di bisogno, e rispetto alla quale possono essere "giocate" le risorse a disposizione dell'anziano, quelle relazionali, quelle materiali, e le risorse del sistema dei servizi. L'indice di fragilità sintetico mostra i contorni di un quadro non rassicurante sullo stato di salute degli anziani del nostro campione lombardo: solo un 56,7% presenta un indice di fragilità nullo o basso; per contro un quarto degli anziani presenta un indice medio-alto (17%) o alto (8,3%). Leggendo questi dati in termini di perdita di autonomia dell'anziano, si evidenzia il dato dell'8,3% del totale degli anziani con un indice di fragilità alto: questa percentuale, se calcolata sul totale della popolazione da 65 anni in poi al 1997 (1.516.000 soggetti con 65 o più anni) porta in valori assoluti ad interessare circa 125.000 anziani che presentano una dipendenza forte. Di questi, gli anziani con 85 anni e più (al 31.12.1997 sono 167.000) che presentano un indice di fragilità alto (32,8%), corrispondono a 54.776 anziani. L'indice di fragilità sintetico "pesato" che stima a 2,9% gli anziani con più del 50% dei fattori di rischio e di fragilità, interesserebbe 43.970 anziani con 65 anni e più; tra questi, 24.716 hanno un'età di 85 e più anni. L'indice di fragilità "pesato" è quello, nella valutazione del gruppo di ricerca, che evidenzia i soggetti per i quali il rischio di ricovero (in case di riposo e RSA) è molto elevato, se non scontato. Il che fa ritenere che l'indice di dotazione attuale di posti letto nelle strutture residenziali sia complessivamente adeguato alla domanda aggregata regionale di ricovero di oggi; ma se si tiene conto delle tendenze dell'invecchiamento demografico e dell'invecchiamento biologico in Lombardia nel prossimo quinquennio, l'indice di dotazione attuale si può ritenere in prospettiva insufficiente. Degli anziani in età 65-74 anni solo il 44,2% presenta un indice di fragilità nullo; oltre la metà di questi (che se rapportati all'universo degli anziani di 65/74 anni in Lombardia, pari a circa 900.000 individui, rappresentano oltre 500.000 soggetti) manifestano problemi di salute anche consistenti. Oltre a questi vanno considerati circa il 70% degli anziani di età 75/84 anni con problemi di salute (il 30% di questi ha un indice di fragilità medio-alto e alto) con una stima quindi sull'universo di questa classe di età, che fa stimare in oltre 300.000 i soggetti con problemi di salute. Infine hanno problemi di salute di diversa gravità circa il 90% degli anziani sopra gli 85 anni, stimabili in circa 150.000 soggetti. Questi dati se proiettati nelle dinamiche di invecchiamento della popolazione lombarda, rappresentano forse uno dei risultati più significativi della ricerca svolta.
Si affaccia cioè, e in modo sempre più massiccio, un nuovo soggetto anziano portatore di una "disabilità progressiva"; negli anziani, che crescono di numero, si presenta sempre più una somma di condizioniciascuna delle quali non sarebbe in grado, da sola, di provocare la perdita dell'autonomia. Condizioni che sembrano mettere in crisi l'approccio clinico tradizionale e che richiedono nuovi modelli interpretativi e operativi. Emerge quindi dalla ricerca un cambiamento non solo quantitativo ma anche qualitativo dei bisogni della popolazione anziana, che configura non solo una crisi del modello "clinico", ma anche del modello "sociale" che fronteggia i problemi degli anziani dipendenti: l'indagine ha messo tra l'altro in evidenza la inadeguatezza quantitativa dei servizi sia di tipo socio-assistenziale che di tipo sanitario; ma anche che è necessaria una riflessione su quali tipi di servizi servono agli anziani e sulle loro modalità operative, obbligando a pensare a nuovi approcci molto più integrati e multidimensionali (99.85; SOC/5/20).

Ultimo aggiornamento: 18 marzo 2002
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