Gruppo di ricerca: Adolfo Carvelli (Riferimento interno IReR); Marco Tabladini (ISTRA, project leader)
Committente: Regione Lombardia, D.G. Presidenza
Periodo di svolgimento: aprile 1999 - ottobre 2000
Dati di pubblicazione: IReR - Rapporto di ricerca
La ricerca si è posta l’obiettivo di ipotizzare nuove
forme di incentivazione allo sviluppo, avuto riguardo tanto al nuovo quadro
normativo introdotto in materia dalla riforma nazionale del contesto delle
autonomie locali (attuazione della legge 59/97), quanto alla struttura
sistemica che connota il contesto economico lombardo. Punto di avvio è stata
l’analisi dello stato di attuazione della Riforma in Lombardia e nelle altre
Regioni italiane, per comprendere meglio il nuovo contesto in cui devono essere
collocate le iniziative nuove a sostegno dello sviluppo. Il punto di sintesi
dal quale definire la struttura di nuovi strumenti di incentivazione allo
sviluppo dei sistemi locali è stata ritenuta infine la lettera dell’art 2,
commi 68 e ss della Legge Regionale 1 del 5 gennaio 2000, che espressamente
prescrive la realizzazione di due nuovi strumenti di programmazione negoziata
regionale il cui fine è consentire ai singoli sistemi economici territoriali
che compongono il territorio regionale di definire delle politiche di sviluppo
economico concertate e condivise dalle realtà istituzionali, imprenditoriali e
sindacali locali. La ricerca si è sviluppata in tre fasi.
Nella prima fase la regionalizzazione delle tradizionali
politiche industriali, ampiamente riconosciuta anche a livello comunitario, è
stata analizzata nel contesto del lavoro svolto con riferimento alle ricadute
conseguenti al processo di attuazione della riforma avviata dal Governo
nazionale, in ordine alla ridefinizione del sistema delle autonomie locali.
L'analisi del livello di attuazione delle principali regioni italiane, ha
comportato l'esame puntuale delle previsioni normative contenute nei singoli
atti in materia di interventi a sostegno dello sviluppo economico dei sistemi
locali e, ove presenti, di programmazione negoziata, attraverso l'indicazione
di principi generali, ambiti e metodologie preferenziali, soluzioni
procedurali.
Una seconda fase è stata destinata alla valutazione della
operatività degli strumenti di programmazione negoziata di livello nazionale
(Intesa Istituzionale di Programma, Accordo di Programma Quadro, Patto
Territoriale, Contratto d’Area, Contratto di Programma) allo scopo di
precisarne obiettivi e struttura e di individuarne criticità e punti di forza.
Tale analisi è stata condotta prima attraverso una valutazione di ordine
generale basata sulla disciplina dettata nel tempo in ordine a tale materia e
poi attraverso un esame sintetico e comparato delle applicazioni concrete ad
oggi realizzate.
Nella terza fase si è proceduto alla definizione dei due
strumenti citati di programmazione negoziata regionale, secondo le previsioni
della legge regionale 1/2000, con l’indicazione degli ambiti territoriali e
tematici di applicazione di detti strumenti, dei soggetti legittimati ad
intervenire in tale processo negoziale, del ruolo che l’Istituzione regionale
intende assumere in tale procedimento e degli strumenti giuridici che ritiene a
tal proposito adottare, delle procedure che consentano di arrivare alla
sottoscrizione dei documenti convenzionali interistituzionali, delle procedure
di coinvolgimento dell’Istituzione regionale, dei criteri di ammissibilità e di
valutazione dei progetti che l’iter concertativo produce. Si è voluto così
valorizzare il principio di sussidiarietà intrinsecamente affermato dalle procedure bottom up di
programmazione negoziata, nel rispetto dei contenuti e degli indirizzi
contenuti nel testo della legge regionale
(99.69; E/1/17).