Gruppo di ricerca: Federico Rappelli (project leader); Furio Bednarz (Fondazione ECAP); Eliana Faccioli (per le interviste: Calligher)
Committente: Amministrazione Provinciale di Como
Periodo di svolgimento: dicembre 1999 - dicembre 2000
Dati di pubblicazione: IReR - Rapporto di ricerca
Obiettivo principale dell’Amministrazione provinciale di Como era quello della
valutazione dell’impatto in termini occupazionali e di fabbisogni formativi
derivanti dalla costruzione della cosiddetta Nuova Transfrontaliera Alpina
(Alptransit).
Un progetto di dimensioni colossali, quello dell’Alptransit, che prevede la costruzione
delle due nuove direttrici di attraversamento delle Alpi svizzere attraverso il
Gottardo e il Lötschberg: un'opera che in 10 - 12 anni di lavoro preparerà
condizioni destinate a modificare in modo rilevante gli assetti dei traffici
continentali e procurerà trasformazioni assai importanti nei sistemi
socio-economici locali interessati dai cantieri prima e dalla presenza dei
manufatti e delle linee di comunicazione poi. Tanto più che la fase di
realizzazione si intersecherà con l’attuazione di un piano collaterale di opere
pubbliche e di infrastrutturazione viaria di interesse locale che in vent’anni
potrebbero dare un volto profondamente diverso alla regione transfrontaliera
insubrica.
La complessità della attività si ribalta anche nella
pluralità delle figure professionali che vengono coinvolte e nella loro
poliedricità.
Lavorare in galleria, infatti, è un mestiere antico, rimasto
difficile, per le condizioni ambientali oggettive, ma che ha aggiunto al
pericolo ed alla fatica anche la complessità, derivante dalla necessità di
operare con macchinari estremamente sofisticati, e la capacità di lavorare in
squadra sapendo ricoprire posizioni anche diverse tra di loro.
La ricerca affidata all’IReR, che poteva anche avvalersi di uno studio preesistente, si
proponeva tre obiettivi, che sono stati perseguiti tenendo conto
dell’evoluzione dello scenario socio-economico e istituzionale rispetto a
quello indagato alla metà degli anni ‘90:
- aggiornare i dati relativi ai fabbisogni di manodopera e alle strategie di reclutamento
delle imprese, delle politiche di appalto e delle innovazioni che potrebbero
essere introdotte sul piano normativo dagli Accordi Bilaterali in materia di
libera circolazione della manodopera
- analizzare le ricadute economiche possibili e l'offerta di lavoro attivabile nella provincia
di Como
- studiare i possibili dispositivi di sostegno alla cooperazione transfrontaliera connessi
alla realizzazione della NTFA, nel campo economico, della formazione e
dell’accompagnamento all’inserimento dei lavoratori nei cantieri
Diversi sono stati gli aspetti che sono stati affrontati in
questa indagine: in primo luogo, si è deciso di dare una indicazione precisa
sullo stato di avanzamento dei lavori dell’NTFA, cercando poi di valutare il
peso degli accordi bilaterali per ciò che riguarda il reperimento di manodopera
più o meno specializzata; sono stati quindi studiati i percorsi formativi da
attivare, anche in base ad alcune esperienze positive precedenti e sono state
prese in esame le strategie che le imprese che partecipano alla realizzazione
di questo scavo hanno adottato per il reclutamento della manodopera necessaria,
valutando i problemi incontrati nella gestione delle squadre sul campo; infine,
è stato esaminato il ruolo che può assumere la formazione e l’aggiornamento in
questa realtà, con l’obiettivo di verificare l’accessibilità a questa opportunità
lavorativa delle persone residenti nel bacino del comasco.
Non bisogna sottovalutare il fatto che le persone che
partecipano alla costruzione di un manufatto simile acquisiscono una
specializzazione tale da potersi poi in qualche modo rivendere anche su mercati
abbastanza lontani; ne è un esempio la squadra di lavoro del Tunnel della
Manica.
Altro fattore da non sottovalutare, quando si effettuano le
stime dell’impatto economico e occupazionale, è il fatto della nascita e
crescita di un indotto particolare attorno al tunnel vero e proprio: la
trasportistica, la manutenzione delle macchine (alcune delle quali complesse ed
estremamente costose), il trattamento dei materiali estratti,
l’approvigionamento e tutta la logistica dei cantieri, di durata pluriennale.
Né l’indotto ulteriore che si potrà generare ad opera terminata, legato alla
gestione del tunnel: sicurezza, sistemi di accesso e navette, attrattività
turistica.
Questo studio consente quindi di avere un quadro più aggiornato della probabile
ricaduta a livello occupazionale sia diretta che
indiretta che deriverà dalla costruzione prima e dalla gestione poi (almeno per
una prima stima) del tunnel dell’AlpTransit: su questi dati, che
incrociano informazioni quantitative e qualitative, sarà possibile per gli
Amministratori effettuare delle simulazioni per ciò che concerne la
disponibilità in loco di manodopera già impiegabile direttamente, valutando
anche il fabbisogno di personale e di competenze ancora da formare o da
riqualificare a partire da quelle presenti sul territorio. In questo senso,
risulterà interessante la sezione del lavoro svolto per la Provincia di Como,
concernente le esperienze già fatte, a livello di transfrontalieri, per la
formazione e la riqualificazione di personale; questo anche al fine di
limitare, tra l’altro, il generarsi di una situazione di concorrenza e di
conseguente tensione da domanda di lavoro qualificata a fronte di una probabile
ripresa del fronte dell’edilizia, settore che attinge allo stesso bacino di
manodopera dal quale dovrebbero ricavare il loro personale le imprese coinvolte
nella costruzione del tunnel.
Questo studio può essere il punto di partenza per analoghi
lavori, specialmente se inserito nell’ambito del Programma Comunitario
Interreg III A, approvato di recente.