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[2002] Le organizzazioni comuni di mercato (Ocm): analisi degli impatti della riforma sull'agricoltura lombarda. Realizzazione degli studi e delle ricerche per le commissioni consiliari

Committente: Consiglio Regionale della Lombardia, D.G. Assistenza Legislativa

Gruppo di lavoro: Alberto Ceriani (project leader); Roberto Pretolani; Dario Casati; Dario G. Frisio; Lucia Baldi; Alessandro Banterle; Alessandro Olper; Valentina Raimondi

Periodo di svolgimento: gennaio 2001 - dicembre 2002

Dati di pubblicazione: IReR - Rapporto di Ricerca

Nelle materie agrarie la riforma delle OCM apre per la Regione condizioni favorevoli ad un ruolo crescente e più incisivo. Possono essere sintetizzati al riguardo tre livelli di intervento. 

Il primo livello di azione riguarda la proposta del nuovo piano di regionalizzazione delle zone di resa, che ottimizza l’esistente e potrebbe consentire di recuperare ancora qualche punto percentuale in più sull’ammontare delle erogazioni. La scelta sul piano di regionalizzazione non è un adempimento tecnico-burocratico ma ha importanza decisiva per il reddito degli agricoltori che coltivano cereali e oleaginose e per l’intero comparto interessato. La riduzione delle aree, il loro accorpamento e la nuova definizione hanno il pregio di indicare una soluzione più efficiente e nello stesso tempo di semplificare una materia abbastanza complessa. E’ inoltre un argomento di rilievo se si considera che il piano di regionalizzazione italiano si discosta da quelli degli altri paesi per il numero elevato delle aree e per la loro conseguente dimensione ridotta. 

Un secondo livello riguarda la gestione delle misure del Piano di Sviluppo Rurale. La Regione non ha la possibilità di operare sui meccanismi delle Organizzazioni Comuni di Mercato ma può, sia pure entro ambiti delimitati, agire sulle misure contenute nel P.S.R. per orientare le scelte degli agricoltori in modo complementare o integrativo rispetto a quanto fatto direttamente e indirettamente dai pagamenti connessi alle OCM. 

In questo senso, e in attesa della implementazione del regolamento orizzontale, la Regione può pensare ad agire in funzione preparatoria delle misure previste dal Piano. Non potrà sostituirsi al Ministero agricolo ma cercare di orientare, con questi provvedimenti, l’operato degli agricoltori. E’ a questo proposito da ricordare che l’introito derivante dalle ritenute operate in base al regolamento orizzontale viene trasferito al PSR e deve essere cofinanziato al 50% dallo stato membro con il non indifferente vantaggio di raddoppiarne l’importo e di poterlo indirizzare opportunamente. 

La Regione può inoltre proporre modalità diverse di gestione dei regolamenti relativi alle OCM in funzione della ottimizzazione dei ricavi e della loro finalizzazione a obiettivi di politica nazionale. 

La questione della costante ascesa delle superfici a mais a scapito degli altri cereali e delle oleaginose, ad esempio, non può essere trascurata, anche perché implica una penalizzazione che diventa una perdita complessiva per il paese. La riduzione dei cereali vernini e quella delle oleaginose ha una serie di implicazioni di rilievo sia sul settore agro-alimentare per i rifornimenti di grano alle industrie alimentari che sul settore degli allevamenti per l’approvvigionamento delle proteine di origine vegetale. 

La Regione potrebbe impegnarsi perché la posizione nazionale in sede europea tenga conto degli squilibri che l’attuale normativa, accettata senza la possibilità di una verifica, può provocare sul sistema agro-alimentare nel suo insieme. Il terzo livello riguarda la necessità per la Regione, e per il resto del paese con cui essa dialoga attraverso gli organi istituzionali, di procedere ad una riconsiderazione complessiva e generalizzata delle logiche che stanno alla base dell’impostazione della politica agraria del paese e di quella europea. Dal procedere scoordinato e apparentemente casuale degli effetti delle misure di Agenda 2000 emerge con grande rilievo la necessità di formulare gli obiettivi della politica agraria definendo con chiarezza ruolo e funzioni dell’agricoltura nella società, nell’economia, nell’ambiente. Il problema è di grande complessità e richiede alla Regione una posizione sulle misure prodotte da Agenda 2000 e sui vantaggi attesi che non solo tardano a prodursi ma appaiono aleatori e casuali. 

Il suggerimento è perciò quello di formulare una strategia coerente in cui trovino posto tutte le differenti misure in maniera coordinata e finalizzata. Suggerimenti utili vengono dal confronto con le modalità seguite dalla politica agraria francese che con i contratti agricoli e con l’applicazione del regolamento orizzontale ha cercato di dare unitarietà ad una politica che è uscita da Agenda 2000 eccessivamente frammentata e scoordinata. Al di là di una riproposizione del “modello francese” è comunque importante proporre l’adozione di una logica forte di attuazione della politica agraria che serva alla Regione da indirizzo nella attuale fase di transizione verso un nuovo modo di concepire l’agricoltura e la sua funzione nell’economia e nell’ambiente regionale (2001C004.1; E/3/20).


Ultimo aggiornamento: 22 aprile 2003


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