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[2002] Studio della capacità reddituale dei cittadini residenti in Lombardia per creare possibilità sostenibili di accesso all'edilizia, alla luce di una nuova gestione del territorio.

Gruppo di ricerca: Dario Pucci (project leader); Gianfranco Cerea

Committente: Regione Lombardia, D.G. Opere Pubbliche, Politiche per la casa e Protezione civile

Periodo di svolgimento: agosto 2001- marzo 2002

Dati di pubblicazione: Testo completo del rapporto finale sul sito dell'IReR

La ricerca aveva per oggetto la valutazione delle esigenze connesse ad una politica di sostegno dei canoni di locazione con riferimento ad un primo esempio di intervento pubblico nello specifico campo.
Sul piano metodologico si è sviluppata una analisi che ha utilizzato come base informativa l'archivio delle oltre 20 mila domande presentate a livello regionale per poter beneficiare di un intervento finanziario a sostegno dei canoni d'affitto.
Il numero dei soggetti ammessi all’intervento del Fondo è ampio in termini assoluti ma molto piccolo in termini relativi: rappresenta infatti meno dell’1% delle famiglie lombarde e circa il 2% di quelle in affitto.
Il numero dei soggetti che hanno presentato domanda, ma che sono rimasti esclusi, evidenzia la buona capacità di discriminazione del modello di valutazione e dei criteri adottati dal regolamento regionale: normalmente tali casi riguardano nuclei con redditi superiori alla media e che pagano affitti inferiori alla media. Le famiglie effettivamente ammesse ai benefici sono rappresentate per il 40% dei casi da nuclei di più componenti e nel 23% da anziani soli; tale evidenza va ricondotta nel primo caso soprattutto alla presenza di condizioni economiche inadeguate e nel secondo al valore assoluto degli affitti, non sempre commisurati all’effettiva consistenza del nucleo familiare.
Piccoli nuclei di giovani od anziani, così come i single e le famiglie con minori, sopportano meglio l’onere dei canoni perché in generale godono di redditi più elevati. Il 96% dei beneficiari è costituito da pensionati e lavoratori dipendenti; il lavoro autonomo è fonte di reddito solo per il 4% dei casi. Gli “stranieri” rappresentano all’incirca il 20% dei soggetti ammissibili all’intervento del Fondo per il sostegno; per il 52% sono nati in paesi africani, ma accanto ad essi vi è anche una quota di un 5% di nati in paesi dell’Unione Europea. La distribuzione territoriale richiama abbastanza da vicino quella della popolazione, confermando l’idea di una maggiore concentrazione nella fascia più urbanizzata e industriale-terziaria della regione. Le condizioni abitative riflettono negli affitti le diverse caratteristiche dei comuni, con valori più elevati per coloro che risiedono a Milano e in generale nei comuni ad alta tensione abitativa; le differenze nelle medie sono comunque intorno al 10%.
A livello di nuclei familiari sembra emergere una relazione abbastanza evidente tra la consistenza del nucleo e la dimensione della residenza; in particolare è la superficie, più dell’importo dei canoni, a condizionare le scelte localizzative sul territorio, nel senso che i nuclei numericamente più consistenti tendono ad abbandonare le aree ad alta tensione abitativa e i comuni più grandi per poter disporre, a parità di reddito, di abitazioni più ampie.
L’affitto determina sempre un drastico peggioramento della condizione economica, tanto più marcato quanto più precarie sono le condizioni di partenza in termini di reddito.
Il 48% dei contributi affluisce ai nuclei più numerosi e in particolare a quelli con una condizione economica mediamente peggiore rispetto ad altri; gli anziani finiscono invece per beneficiare di una massa di risorse sostanzialmente inferiore alla loro rappresentatività, in termini di domande ammesse al Fondo. La consistenza del contributo, mediamente prossima ai 4 milioni di lire, appare significativa e come tale risulta determinante per il sostegno delle famiglie e in particolare di quelle numerose e più povere. In oltre 6000 casi l’intervento del Fondo per il sostegno, mediamente superiore ai 5 milioni di lire, appare quasi sempre risolutivo rispetto a situazioni che altrimenti sarebbero classificabili come di povertà assoluta.
I risultati conseguiti indicano che l'entità dei fabbisogni appare sostanzialmente compatibile con una politica regionale che si dimostri al contempo efficace e finanziariamente sostenibile. E' però indubbio che la stessa non può esaurire le esigenze dettate da una politica per la residenza che voglia essere adeguata rispetto alla realtà sociale, ed efficace sul piano economico ed equitativo. Il possibile sviluppo della ricerca potrebbe essere rappresentato dalla costituzione di un osservatorio permanente sulle politiche abitative condotte dalla Regione Lombardia (2001A012; TER/3/4).

Ultimo aggiornamento: 18 ottobre 2002
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