Gruppo di ricerca: Elvina Degiarde e Daniela Gregorio (Project leader); Giuseppe De Rita (Direzione), Giuseppe Roma (Responsabile scientifico), Maria Pia Camusi, Marco Baldi, Ester Dini, Monica Altieri e Marzia Basili del CENSIS; le interviste sono state effettuate dalla società Codres.
Committente: Regione Lombardia, D.G. Presidenza
Periodo di svolgimento: luglio 2001 - giugno 2002
Dati di pubblicazione: IReR - Rapporto di ricerca
L’ipotesi di fondo della ricerca era quella per cui in Lombardia
lo sviluppo del lavoro individuale (personale, autonomo e indipendente) sta
portando ad una nuova composizione sociale, segnata da una forte molecolarità
nei rapporti di lavoro, di impresa, di consumo, di rapporto con il territorio.
Obiettivo dello studio era quello di fornire all’istituzione regionale uno
strumento di supportodelle sue politiche nella convinzione che anche queste
vadano ricalibrate.
Da un punto di vista metodologico, la ricerca è stata realizzata
tramite: una lettura dei dati strutturali disponibili di fonte Istat, IReR e
Censis al fine di ricostruire le caratteristiche dell’economia e del mercato
del lavoro lombardo; una indagine di campo presso un panel di 300 lavoratori
individuali, tramite la somministrazione diretta di un questionario a struttura
chiusa.
I principali risultati sono i seguenti:
- la nuova composizione sociale lombarda non nasce da un generico passaggio dal fordismo
al post-fordismo, ma dalle modalità di reazione dei lavoratori sempre più
individuali, alla sfida dello sviluppo (della finanza, delle tecnologie, del
primato delle competenze), attraverso la ricomposizione tendenziale in termini
di geo-comunità di eccellenza.
- ciò impone una lettura diversa della composizione sociale da cui emergono chiaramente
istanze di tipo comunitario. Basti pensare che i lavoratori individuali
lombardi condividono un corpo di valori comuni (che si sostanzia, in
particolare nel ritenere fondamentale l’autonomia e la professionalità),
partecipano di uno stesso modello organizzativo (che si sostanzia nella domanda
di reti corte) e sono portatori di una spinta di multiculturalità (che emerge
dal valore attribuito alle relazioni con l’altro).
In questo quadro, diminuiscono di importanza le spinte verso le forme tradizionali e
generali di rappresentanza e di concertazione degli interessi, mentre aumenta
l’orientamento verso forme di rappresentanza basata su bisogni legati al
territorio (dalla qualità dell’ambiente alla sicurezza).
I possibili sviluppi della ricerca si concentrano nello studio di quale sia il ruolo che la Regione è
chiamata a svolgere sul piano politico e concertativo. Si prefigura una politica che punti più alla
partecipazione che alla concertazione con le rappresentanze tradizionali e che
accompagni la crescita del lavoro individuale tramite interventi sempre più
personalizzati (2001A010; SOC/3/56).