Gruppo di ricerca: Alberto Ceriani (project leader); Giovanni Fattore (responsabile scientifico per la parte dedicata alla devoluzione in sanità), Stefano Calciolari, Corrado Cuccurullo, Carlo De Pietro, Claudio Jommi, Eva Marchese e Stefano Villa (Università Commerciale Luigi Bocconi); Lorenza Violini (responsabile scientifico per la parte dedicata alla sussidiarietà orizzontale), Daniele Bais, Sabrina Bandera, Antonino Brambilla, Andrea Cremonesi, Elisabetta Ferrari, Maurizio Maccarini, Cinzia Montagner, Maria Consuelo Valentini, Luca Vanoni.
Committente: Regione Lombardia, D.G. Presidenza
Periodo di svolgimento: novembre 2001 - settembre 2002
Dati di pubblicazione: IReR - Rapporto di ricerca
La ricerca ha avuto luogo da due
distinti percorsi. Il primo si è occupato di problematiche inerenti la
devoluzione in sanità e si è proposto di dar conto:
- degli assetti istituzionali dei sistemi sanitari di tre Paesi
che, per ragioni diverse, costituiscono "modelli" in materia di assetto
decentrato della sanità. Vi sono analizzati la Germania, gli Stati Uniti
d’America e la Spagna. Le differenze negli assetti istituzionali che
caratterizzano i tre modelli confermano la possibilità – o meglio la necessità
– di definire in autonomia gli assetti ritenuti più adatti al contesto sociale,
economico e istituzionale in cui si opera;
- del ruolo di due enti intermedi (Comunidad Autonoma e Land)
nei casi tedesco e spagnolo, i quali hanno responsabilità paragonabili a quelle
delle Regioni italiane;
- dei risultati di analisi di alcuni temi considerati
particolarmente rilevanti dalla Regione Lombardia nell’attuale fase del
processo di devoluzione. In particolare: l’organizzazione delle cure primarie
(e della medicina generale / pediatria di libera scelta), la politica
farmaceutica e gli assetti istituzionali delle strutture ospedaliere.
Da un’analisi comparativa di tipo internazionale, si passa all’analisi di temi specifici,
che costituiscono
altrettanti aspetti potenzialmente “prioritari” per scelte di politica
sanitaria a livello regionale. Nell’attuale dibattito circa le possibili
trasformazioni degli assetti istituzionali della sanità regionale, la
possibilità di nuove forme di finanziamento, lo snellimento gestionale, lo
sviluppo di competenze privatistiche ed efficienti; i risultati della ricerca
presentano uno scenario in cui sembra possibile introdurre nuove innovazioni ma
con problematiche di disciplina giuridica della fase di cambiamento, di tempi
necessari al cambiamento oltre che di costi dello stesso processo di
trasformazione.
Il secondo percorso di ricerca si
è invece occupato di verifiche settoriali in ambiti amministrativi nei quali
sono presenti esperienze di sussidiarietà attraverso convenzioni tra enti
locali e soggetti del privato sociale: i servizi socio-assistenziali, i servizi
educativi e scolastici, i servizi culturali.
Dagli studi di caso, dalla
elaborazione di dati di archivio (scuole materne convenzionate e cooperazione
sociale), dalle verifiche compiute presso le Asl lombarde, dallo studio
territoriale dei fenomeni, emergono altrettanti approfondimenti sui modelli e
sui differenti livelli di significatività delle esperienze di sussidiarietà in
Lombardia.
Le prospettive di lavoro per la Regione che si intendono
sottolineare al termine del lavoro possono essere sintetizzate in questi punti:
- prendere posizioni sempre più nette a favore del principio di
sussidiarietà, proponendosi chiare linee di attuazione attraverso modelli di
azione che diano priorità alla sussidiarietà orizzontale che rappresenta
l’essenza del principio e la dimensione più urgente da realizzare;
- adottare modelli sempre più avanzati di applicazione della
sussidiarietà orizzontale, muovendo dall’esternalizzazione dei servizi ai
modelli basati sui progetti, sul riconoscimento dell’eccellenza, sui voucher, sui buoni servizio
e sulle deduzioni/detrazioni fiscali,
-negoziare con lo Stato l’attuazione della sussidiarietà
orizzontale nelle materie che non sono di esclusiva competenza regionale, come
ad esempio il settore scolastico, poiché le differenze attuative
nell’applicazione della sussidiarietà sono spesso dovute alla diversa
possibilità dell’amministrazione regionale di incidere nelle materie di non completa competenza
regionale;
- elaborare un modello complessivo di controlli di qualità, di
efficienza e di efficacia delle politiche adottate e dei servizi resi, operando
per ridurre l’ingerenza dello Stato nella valutazione dell’accreditamento;
- infine, premere perché si abbandonino le logiche della finanza
derivata e si attui invece un pieno federalismo fiscale.
In merito invece al possibile
sviluppo della ricerca, alcuni temi risultano di maggior evidenza:
-la messa a punto degli strumenti di governo e di
amministrazione distinguendo tra le politiche di sussidio nel settore in cui la
società civile è vitale e politiche di stimolo, ove invece la società civile
necessiti di essere incentivata a esprimere le proprie potenzialità;
- il proseguimento delle analisi conoscitive nei settori, in
particolare nel settore culturale, nel settore scolastico, nel settore delle
cooperative sociali di tipo B. Settori nuovi in cui si potrebbe ampliare la
ricerca possono essere: il settore del turismo, quello della formazione e
quello del sostegno alle imprese;
- il proseguimento dei processi di identificazione delle best practices;
- il passaggio dal non profit al profit (come applicare la
sussidiarietà nei settori che richiedono più cultura imprenditoriale);
- il monitoraggio delle politiche di decentramento regionale
(Uffici territoriali) e degli strumenti di raccordo tra Regione ed enti locali,
anche nell’ottica costituzionale di attuazione statutaria (Consiglio delle
autonomie territoriali) per verificarne la loro connessione con l’attuazione
della sussidiarietà (2001A006; IST/87; IST/91).