Gruppo di ricerca: Giorgio Lampugnani (project leader); 3E Consulting (sotto la direzione scientifica di Luciano Brusaferro).
Committente: Regione Lombardia, D.G. Presidenza; D.G. referente: Risorse Idriche e Servizi di Pubblica Utilità
Periodo di svolgimento: luglio 2001- settembre 2002
Dati di pubblicazione: Rapporto di ricerca IReR
Ogni anno negli Stati membri dell’Unione Europea vengono prodotti più di due miliardi di
tonnellate di rifiuti, molti dei quali pericolosi, e questa cifra aumenta del 10% ogni anno;
questa situazione impone a tutti gli amministratori, centrali e locali, di
pianificare ed attuare misure opportune per fronteggiare gli effetti di degrado
per l’ambiente e di minaccia per la salute dei cittadini, in quanto la gestione
dei rifiuti costituisce uno dei parametri con cui misurare il grado di sostenibilità
del nostro modello di vita.
Prendendo le mosse dai passaggi fondamentali compiuti dall’Unione Europea in materia di rifiuti e
dal proficuo lavoro svolto, in qualche caso con un certo affanno, dagli Stati membri per mettersi al passo dei
dettami europei, la presente ricerca mira a fornire un quadro conoscitivo
completo ed esauriente sullo stato dell’attuazione, da parte di tutti gli Stati
europei (ai quali sono stati aggiunte altre realtà extraeuropee particolarmente
evolute in questo campo) delle attuali prescrizioni comunitarie vigenti in
materia di rifiuti non pericolosi e rifiuti da imballaggio, prendendo in
considerazione sia gli atti normativi e regolamentari predisposti, sia gli
strumenti di pianificazione programmati a livello regionale e locale, e
sull’evoluzione dei modelli gestionali relativi ai rifiuti nelle nazioni
europee nel quadro delle scelte normative già esistenti.
Necessario punto di partenza è stata l’esposizione critica
dei principi e delle dichiarazioni di programma disposti dall’Unione Europea in
materia di rifiuti: il Sesto Programma di azione comunitario per l’ambiente, ed
in particolare dell’area di azione riguardante i rifiuti e la Seconda Strategia
sui rifiuti, documento guida in questo settore che deve ispirare tutti gli atti
normativi, regolamentari e programmatici emanati dagli Stati, secondo la
gerarchia dei principi della gestione dei rifiuti in essa fissata: prevenzione
della produzione e della pericolosità dei rifiuti e del loro impatto
sull’ambiente, riutilizzo, recupero di materiali e di energia e smaltimento in
sicurezza, come ultima opzione non altrimenti evitabile.
Per quanto riguarda gli atti vincolanti emanati dagli organi comunitari, che devono essere recepiti
dagli Stati membri per quanto concerne gli obiettivi in essi fissati, è stata presa in attenta
considerazione la Direttiva 75/44/CEE sui rifiuti, modificata dalla direttiva 91/156/CEE, che
rappresenta la pietra miliare nel quadro legislativo della politica comunitaria
in materia di rifiuti.
Si sono identificate le maggiori difficoltà riscontrate
nei processi di recepimento della direttiva europea da parte degli Stati
membri. A questo proposito ci è stata molto utile l’acquisizione della
relazione presentata dalla Commissione Europea al Consiglio e al Parlamento Europeo,
relativa all’attuazione della legislazione comunitaria per il periodo 1995-1997, che, in ultima analisi,
rimarca con forza la disomogeneità degli standard raggiunti dai diversi Stati,
che ostacola la possibilità di adottare a livello europeo una linea comune.
In seguito all’acquisizione e all’elaborazione della
ingente mole degli atti normativi di diverso livello e regolamentari, ed al
fine di ottenere un quadro completo ed aggiornato sulle politiche già poste in
essere o semplicemente programmate nei Paesi dell’Unione Europea, mettendone in
rilievo l’efficacia e le criticità, si è prodotta la redazione di schede di
analisi omogenee e di agevole consultazione, di tutte le attuali normative
emanate dagli Stati membri in recepimento ai dettami comunitari, per quanto
concerne, in particolare: la definizione del termine rifiuto, il principio
della prossimità e dell’autosufficienza, la gerarchia dei principi di gestione,
l’elaborazione dei piani di gestione dei rifiuti, le condizioni per le autorizzazioni,
l’applicazione del principio: “chi inquina, paga”.
Le informazioni acquisite sono state comparate all’interno
di una tabella sinottica nella quale sono state riportate le voci più
significative e le costanti presenti in ogni normativa, ottenendo il risultato
di evidenziare in modo semplice ed immediato i punti di eccellenza e le
eventuali deficienze normative.
La seconda parte dello studio si è posta l’ambizioso
obiettivo di evidenziare i casi di eccellenza nella gestione dei rifiuti, sia
dal punto di vista della pianificazione, che dal punto di vista delle
realizzazioni pratiche, attraverso l’analisi approfondita di alcune realtà
riconosciute unanimemente meritevoli di esame approfondito riguardo alle scelte
strategiche relative alla gestione dei rifiuti, comprovate dal giudizio
favorevole della Comunità Europe: la Danimarca (e Copenaghen), il Land del
Baden Württemberg, la regione della Vallonia in Belgio, la regione della
Catalogna in Spagna, la regione di Vienna in Austria, il cantone di Zurigo nella
confederazione elvetica. L'esame di quanto svolto in materia di gestione dei
rifiuti in queste realtà di diverso ambito amministrativo, offre sicuramente
validi momenti di riflessione per il futuro orientamento nel settore della
pianificazione della gestione dei rifiuti, a vantaggio dei responsabili nella
Regione Lombardia.
In primo luogo si è proceduto all'analisi di ogni Piano di Gestione dei Rifiuti predisposto
dall'organo competente nelle diverse realtà considerate. Sono stati messi in
evidenza i punti rilevanti e le caratteristiche, le scelte strategiche di medio
e lungo termine, relative soprattutto alle scelte prioritarie delle forme di
trattamento, per verificare il grado di aderenza con le prescrizioni comuni
fissate a livello comunitario.
In secondo luogo, per Stato, regione e città considerati
si è proceduto all'esame approfondito dell'effetto che queste misure
strategiche, nella pratica della concreta gestione dei rifiuti, hanno
comportato. L'esame ha avuto quindi come oggetto gli operatori del settore, i
comparti industriali deputati e le innovazioni tecnologiche applicate.
L'ultimo grado di analisi è stato diretto all'indagine e
all'individuazione dei progressi specifici per la riduzione di alcune tipologie
di rifiuti per la progressiva eliminazione delle discariche e per l'incremento
delle forme di recupero e l'esame dei costi sostenuti dalle regioni (e per
alcuni casi, dalle municipalità) per la gestione dei rifiuti; per quanto
riguarda il sistema di tassazione e tariffazione applicato e l'utilizzo di
incentivi finanziari, si è pensato di dedicare a questi importanti temi un
capitolo separato, nel quale affrontare l'analisi da un punto di vista
trasversale, per Stati e regioni delle diverse esperienze riscontrate, in modo
da rendere più evidenti e confrontabili i risultati conseguiti.
Quando possibile, infine, si è verificato il grado del
consenso manifestato dalla collettività, ultimo depositario delle misure
concrete e stimolo per la ricerca della sostenibilità in questo importante
settore dell'ambiente.
Dallo studio approfondito condotto in questa seconda parte siamo giunti
alla dimostrazione di quanto la fase di programmazione rappresenti un momento
importante per il raggiungimento di obiettivi ambiziosi ed oramai
oggettivamente riconosciuti come prioritari per la tutela dell’ambiente.
La principale novità riscontrata ed evidenziata in questa ricerca,
specialmente in questa seconda parte, sta nell’impostazione stessa dei piani.
Mentre gli strumenti di pianificazione fino ad oggi in vigore prendono in
considerazione la materia con un angolo visuale ben definito (la raccolta,
l’organizzazione di specifiche raccolte differenziate, il recupero ed il
riciclo di determinate frazioni ed infine lo smaltimento finale) la novità di
alcuni dei piani considerati è che si occupano della gestione
integrata del rifiuto: produzione, raccolte, trasporto, recupero, riutilizzo e
smaltimento finale non sono singoli problemi, ma costituiscono aspetti di un
unico processo da valutare in tutta la sua complessità, prospettando soluzioni
che tengano conto delle necessarie interrelazioni esistenti. Proprio perché
questo processo si è complicato e parcellizzato (oggi ci vogliono più
specialisti e tecnologie più dedicate ed avanzate) è opportuno operare in termini di
ciclo integrato estendendo l’ambito di riferimento a
dimensioni sicuramente sovra comunali e ridefinendo i soggetti protagonisti
della gestione del ciclo dei rifiuti.
L’obiettivo di unificare il processo della gestione dei rifiuti può
essere raggiunto, soprattutto per alcune realtà maggiormente all’avanguardia su
questo tema e tra le quali vogliamo annoverare anche la Lombardia, se insieme
all’innovazione della programmazione integrata si avvia da subito una politica
legislativa e di indirizzo che consideri il ciclo integrato dei rifiuti alla
stregua di altri servizi di interesse generale e di una certa rilevanza
economica.
La prospettiva che anche sulla base dei dati emersi dalla presente ricerca potrebbe vedere protagonista la
Lombardia, o comunque un’area territoriale pilota, deve avere al centro l’idea
di predisporre dei Piani d’Ambito Ottimali che si caratterizzino come
documenti direttori di indirizzo.
Si pensi a documenti e studi che possono essere definiti in tempi rapidi e
che evidenzino le necessità di
un territorio, in termini di: obiettivi di raccolta differenziata, di recupero
di energia e di materie prime; attuali capacità di smaltimento; caratteristiche
ambientali desumibili dai piani territoriali o provinciali di coordinamento;
criticità ambientali di determinate zone non adatte a sostenere gli impatti di
determinate tipologie di impianti per il trattamento o lo smaltimento dei
rifiuti; potenzialità che in queste attività già offrono le strutture
industriali esistenti.