Gruppo di ricerca: Federica Ancona (Riferimento interno IReR), Anna Maria Variato (Project leader), Giorgio Marinangeli
Committente: Regione Lombardia. Consiglio Regionale della Lombardia, D.G. Assistenza Legislativa, D.G. Programmazione e Relazioni Esterne
Periodo di svolgimento: febbraio 2000 - settembre 2000
Dati di pubblicazione: IReR - Consiglio Regionale della Lombardia, Trasformazione del sistema imprenditoriale anche mediante il passaggio dall'azienda a carattere familiare a società con partecipazione diffusa. Seconda parte, Milano:Consiglio Regionale della Lombardia, 2000 (Ricerche Economia)
Il lavoro costituisce la parte conclusiva della ricerca condotta per il PRIR 99 e
dedicata al processo di transizione delle piccole e medie imprese al capitale
di rischio. Essa condivide con la precedente analisi tutti i presupposti
teorici e metodologici, ma si occupa prevalentemente di approfondire questioni
di rilevanza empirica.
Questa ricerca descrive il panorama della realtà produttiva, ponendolo a confronto con
l’insieme degli strumenti normativi e non destinati a rendere possibile la
transizione verso strutture finanziarie più sofisticate ed aperte al mercato,
allo scopo di valutare l’effettiva efficacia degli strumenti e di proporre
eventuali alternative. Essa si articola idealmente in tre fasi logiche.
La prima parte presenta un capitolo introduttivo inteso a richiamare i principali caratteri
del contesto nel quale le PMI si trovano ad operare, e ad evidenziare le
ragioni che rendono l’apertura al capitale di rischio una esigenza quasi
inevitabile qualora queste unità produttive, tradizionalmente legate al
capitalismo familiare, intendano affrontare con successo il percorso di
crescita o semplicemente garantire la propria sopravvivenza in un contesto in
cui i termini della competizione interna ed internazionale si fanno sempre più
accesi.
Lo studio prosegue affrontando problemi empirici: da un lato si analizzano i dati
relativi ad un campione di imprese italiane non quotate e se ne verifica la capacità
di produrre valore. Le imprese che si distinguono per un alto tasso di crescita
del valore vengono definite “eccellenti” e sono considerate il prototipo delle
imprese potenzialmente quotabili. L’analisi dei principali indicatori di
bilancio consente di evidenziare il profilo delle aziende quotabili e di
confrontarlo con quello delle imprese dotate di minor capacità di creazione del
valore, e dunque meno interessanti in quanto possibili investimenti per i potenziali
azionisti. L’approfondimento dell’analisi attraverso dettagli di natura
settoriale, dimensionale e territoriale, consente infine di identificare il
gruppo di aziende che da un punto di vista potenziale potrebbe affrontare con
successo il processo di quotazione.
Dall’altro lato la ricerca studia il comportamento e la performance dei titoli ammessi in
quotazione nell’ultimo triennio, considerando sia i dati della Borsa Italiana
che quelli relativi alle ammissioni nel Nuovo Mercato. L’attenzione è riservata
alle sole IPO che hanno riguardato le PMI industriali, al fine di garantire una
certa omogeneità di composizione del campione con quello relativo al punto
precedente.
La terza e conclusiva parte presenta considerazioni comparative fra il comportamento delle imprese
quotate e quello delle imprese quotabili, volte ad evidenziare i possibili
scenari che in prospettiva potrebbero interessare il sistema produttivo e
finanziario del nostro Paese. L’ultimo paragrafo, riproduce le “proposte” di
intervento di natura pubblica, relative in particolare alle istituzioni
regionali, che avevano costituito la fase finale della precedente ricerca.
Tali proposte si sviluppano sostanzialmente lungo tre possibili linee di intervento.
In primo luogo si analizza l’importanza
della diffusione di una moderna cultura della finanza mobiliare orientata non
già e non solo all’attività di formazione sugli aspetti eminentemente
tecnico/formali dei finanziamenti e degli investimenti, ma soprattutto alla
creazione di un approccio globale verso il mercato dei capitali, attento alla
rimozione degli ostacoli che ancora si presentano nelle aziende rispetto ai
progetti di quotazione. In secondo luogo si sostiene l’importanza dell’azione
di sostegno alla quotazione di progetti caratterizzati da particolare rischio:
si ritiene che la Regione possa affiancare gli sponsor di carattere
privatistico nel “garantire” le imprese con elevate potenzialità di crescita ma
considerate particolarmente rischiose o con dimensioni critiche troppo ridotte.
Infine si sottolinea come l’attività di promozione da parte delle Regioni
dovrebbe svolgersi anche in direzione dei risparmiatori e degli investitori
istituzionali, attirando in particolare l’attenzione di questi ultimi verso i
titoli di società espresse dal proprio bacino di riferimento territoriale.
(2000A018; E/4/26)