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[1997] Indagine sociale lombarda. Cambiamenti e condizioni di vita delle famiglie in Lombardia

Gruppo di ricerca: Dario Pucci, Elvina Degiarde, Daniela Gregorio, Alberto Martinelli, Antonio Chiesi, Marco Cremaschi

Dati di pubblicazione: Milano, Guerini, 1997

La ricerca riprende temi e metodi utilizzati nel 1987 per la Social Survey lombarda e consiste in una indagine sulle condizioni di vita delle famiglie nella nostra regione. Per realizzare l'indagine sono state svolte dall'Istituto superiore di Sociologia interviste a un campione di 1500 famiglie, sorteggiate casualmente in 56 comuni della Lombardia.

L'insieme delle famiglie intervistate mostra livelli di soddisfazione piuttosto elevati (e in crescita riguardo alla precedente indagine svolta nel 1987) riguardo ai servizi sociali, ai servizi sanitari, alla casa di abitazione e al quartiere di residenza.

I dati sull'economia familiare mostrano, in un periodo in cui la recessione dei primi anni '90 ha fatto sentire i suoi effetti, tensioni sul reddito delle famiglie lombarde che hanno avuto un impatto mediamente contenuto, soprattutto in quelle che fanno affidamento su una pluralità di fonti di reddito. Tuttavia le dinamiche della capacità di risparmio delle famiglie sono sintomo, nel confronto con la precedente rilevazione, di una crescente divaricazione nella distribuzione del reddito. Nonostante alcune tensioni, si conferma nell'insieme una sostanziale tenuta di una economia delle famiglie lombarde, caratterizzata da livelli di benessere diffusi, soprattutto a confronto con altri contesti regionali.

L'indagine conferma anche la centralità della famiglia nella strategia di fronteggiamento della vita quotidiana: non solo la famiglia nucleare, ma anche l'intensa rete di relazioni e di scambi esistente all'interno della "famiglia estesa modificata". Le famiglie lombarde possono contare anche sulla consistenza di reti di solidarietà e su un associazionismo diffusi, che rappresentano in molti casi risorse in grado di supportare i molti compiti, e in certi casi le tensioni e i conflitti, cui la famiglia è sottoposta in questi anni di profondi cambiamenti.

Questo quadro rischia di essere eccessivamente rassicurante. Sembra infatti emergere un modello di vita fortemente incentrato sul privato e sul microcosmo delle relazioni di quartiere e di piccola comunità, con la parziale correzione di una intensa e variegata vita associativa. Tale modello rischia di essere vulnerabile di fronte ai grandi processi macro-sociali delle migrazioni internazionali e della società multietnica, della internazionalizzazione economica e culturale e delle trasformazioni nel modo di produrre e di lavorare. Si rischia una chiusura localistica di comportamenti e di mentalità nei confronti di ciò che è nuovo e diverso, con una possibile caduta della tolleranza e della solidarietà, con una minore capacità di intraprendere, con una minore disponibilità alla mobilità e una minore flessibilità nelle scelte di lavoro e di vita.

Si approfondiscono, inoltre, come segnali di allarme alcune fratture sociali, e in particolare la frattura tra la maggioranza che gode di relativo benessere e sicurezza ed è sostanzialmente soddisfatta e le minoranze che si trovano in situazioni di disagio (come mostra l'elevata dispersione intorno ai valori medi), la frattura tra lavoro dipendente e lavoro autonomo (e all'interno del lavoro dipendente quella tra chi lavora nel settore privato e chi lavora nel settore pubblico) e la frattura tra gli abitanti di Milano (e in particolare nella periferia metropolitana) e gli abitanti dei centri minori.

Si tratta di fratture che tendono sempre a manifestarsi in diversi comportamenti di vita e di lavoro e in diversi atteggiamenti nei confronti delle grandi questioni della politica nazionale e locale. Le società contemporanee sono intrinsecamente realtà assai diversificate, segnate da fratture e diseguaglianze, ma queste non devono superare la soglia critica oltre le quali alimentano conflitti e tensioni non governabili.

Infine, vi sono le implicazioni potenzialmente negative della scarsa fiducia nella politica (di cui l'indicatore più evidente che emerge dalla survey è il forte calo dell'associazionismo nei partiti e nei movimenti politici) e della relativa arretratezza della cultura politica che non svolge a sufficienza una funzione di coordinamento delle attività dei singoli e di governo della frammentazione degli interessi e delle appartenenze. Questi i segnali di allarme che inducono a sottolineare il bisogno di educazione civile come educazione alla tolleranza e alla convivenza democratica e il bisogno di politica nel senso nobile del termine, come esercizio consapevole dei propri diritti e doveri da parte dei cittadini e come capacità di governo responsabile da parte dei rappresentanti politici. (93.61,SOC/5/10)

Ultimo aggiornamento: 20 settembre 2001
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