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[1992] Analisi dei bisogni e offerta di servizi per gli stranieri extracomunitari nell'area milanese. Esperienze internazionali a confronto

Gruppo di ricerca: Adolfo Carvelli, Maurizio Ambrosini, Gian Carlo Blangiardo, Michele Colasanto, Umberto Melotti

Dati di pubblicazione : Milano, Comune di Milano-Provincia di Milano, 1992 (Oetamm, 31)

La ricerca si è posta come obiettivi: l'analisi delle politiche sociali verso la popolazione straniera realizzate dai Comuni di Milano, Monza, Modena, Torino, Lione e Stoccarda; l'accessibilità ai servizi socio-sanitari ed educativi da parte degli stranieri presenti a Milano e a Monza, nonché l'aggiornamento delle loro caratteristiche strutturali e della stima sulla loro effettiva consistenza; l'analisi delle politiche immigratorie in alcune nazioni europee. La metodologia si è avvalsa di un'indagine diretta con questionario strutturato su di un campione di circa 1000 stranieri provenienti dai PVS e dall'Est europeo, e della raccolta del materiale quali-quantitativo e interviste a testimoni privilegiati. L'indagine diretta sulla domanda effettuata a Milano e Monza offre la conferma di una realtà che è ancora relativamente contenuta sul piano quantitativo, ma assai differenziata in termini qualitativi. In particolare, la ricerca stima mediamente in 88 mila gli stranieri complessivamente presenti a Milano alla fine del 1991 e in 53 mila il sottoinsieme di quelli provenienti dai Paesi in via di sviluppo o dall'Est europeo. Alla luce di tali valori, che equivalgono, rispettivamente, al 6,2% e al 3,7% dei residenti, saremmo dunque ancora distanti dalla densità che caratterizza altre importanti esperienze internazionali. La quota di irregolari accertati a Milano nel corso dell'indagine è del 23% (a ridosso della legge Martelli tale quota poteva stimarsi nell'ordine del 10% circa; oggi è più che raddoppiata e viene alimentata per lo più da soggetti entrati negli ultimi due anni. L'ipotesi che la sanatoria possa aver esercitato, come hanno mostrato alcune analoghe esperienze europee, un effetto di richiamo non sembra dunque priva di argomentazioni a sostegno. Sul fronte della variabilità qualitativa dei flussi, emergono dall'indagine riguardano sia l'elevato numero di nazionalità sia significative differenze sul piano culturale e religioso. Il quadro dell'eterogeneità sul piano culturale si rafforza ulteriormente allorché si considera l'elemento istruzione. L'indagine sottolinea una consistente presenza di situazioni di lavoro regolare (43%) e mette in luce, a tale proposito, un leggero miglioramento rispetto al passato. Tutto ciò, anche se non sminuisce le legittime preoccupazioni circa la vasta area del precariato e l'esistenza di un livello di disoccupazione tra gli immigrati nell'ordine del 19%, ribadisce che il loro inserimento nel sistema produttivo deve ritenersi ormai avviato, anche se ai gradini inferiori della gerarchia professionale. Sull'accesso alle strutture ed ai servizi del Welfare l'indagine sottolinea innanzitutto la gravità e l'ampia diffusione del disagio abitativo. La possibilità di tutela della salute sembrano invece decisamente migliori. Nell'area dell'istruzione i livelli di accesso risultano decisamente marginali. In presenza di un'ancor limitata richiesta per i figli, gli immigrati accedono prevalentemente ai corsi di italiano, mentre vivono le altre iniziative di cultura generale o di FP come un impegno non adeguatamente compensato o persino in contrasto con le necessità di guadagno immediato. (X,GEN/20/39)

Ultimo aggiornamento: 20 settembre 2001
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