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[1981] La popolazione lombarda. Movimenti migratori e assetto territoriale, nuzialità, fecondità femminile, "sviluppo zero" demografico

Gruppo di ricerca: Giuseppe Gario

Dati di pubblicazione : Milano, IReR, 1981

La ricerca analizza e individua le principali trasformazioni che negli ultimi trent'anni hanno interessato quasi tutti i più importanti rapporti demografici lombardi e la loro prevedibile influenza sull'evoluzione della popolazione lombarda negli anni Ottanta. I fenomeni considerati sono i movimenti migratori interni e interregionali, la nuzialità e la fecondità femminile, considerati anche con riferimento ad alcune variabili socio-economiche e territoriali. La ricerca - realizzata ai fini del Rapporto IReR - utilizza dati istituzionali, elaborati con i modelli di regressione lineare, oltre ai risultati di altre ricerche realizzate dall'Istituto. Lo sviluppo economico italiano di questo secolo si è sistematicamente accompagnato con una massiccia mobilità interna della popolazione. Il fenomeno è stato particolarmente rilevante tra la metà degli anni Cinquanta e la metà degli anni Sessanta per poi interrompersi con la crisi del 1964 ed acquisire negli anni Settanta modalità affatto nuove. In Lombardia si è così perfezionato un sistema urbano molto compatto che non ha confronti nel contesto italiano. A partire dagli anni Settanta, tuttavia, anche il modello di interazione tra sviluppo industriale, movimenti migratori e sistema urbano sembra non più attuabile. La riorganizzazione territoriale della società lombarda ha avuto come contraltare una profonda modificazione di alcune dinamiche demografiche e sociali. In particolare, le immigrazioni interregionali hanno alimentato soprattutto la fascia giovane/adulta della popolazione, incrementando quindi in misura molto rilevante le componenti in età lavorativa e in età feconda. La caduta dei movimenti migratori verificatasi dopo i primi anni Settanta è perciò uno dei più importanti fattori della prospettiva di sviluppo demografico zero della Lombardia. Gli anni Ottanta sembrano così aprirsi con un sostanziale trasferimento delle tensioni dai problemi di organizzazione territoriale della popolazione (che oggi appare "radicata" come mai nell'attuale secolo) ai problemi della sua organizzazione produttiva e sociale. In connessione diretta con le migrazioni infra e interregionali la propensione alla nuzialità istituzionale è venuta aumentando negli anni Cinquanta e Sessanta, comprimendo il fenomeno della natalità illegittima. Quest'ultima riappare ed è in crescendo negli anni Settanta, acquistando proporzioni e modalità tali da testimoniare una consistente presenza della nuzialità di fatto. Il fondamento contrattuale della famiglia, che ha avuto una maggiore diffusione nel periodo dei più intensi mutamenti economici e territoriali, appare così meno scontato che per il passato. La maggiore variabilità del modello di organizzazione sociale di base sembra inoltre indurre l'esigenza di una maggiore duttilità dei servizi sociali destinati alla famiglia. Una connessione diretta è anche rilevabile tra movimenti migratori e natalità. Con il declino dei movimenti migratori, negli anni Settanta anche la natalità ha raggiunto minimi storici. Dopo il 1964, in particolare, è venuto affermandosi un nuovo modello di programmazione delle nascite in funzione dell'età della donna, spostandosi il massimo di fecondità dai 25-29 ai 20-24 anni di età, mentre si incrementava la fecondità delle 15/19enni. Dopo la crisi del 1964 il declino della fecondità interessa anche le donne tra i 15 e i 24 anni, con una conseguente generalizzata depressione della fecondità lombarda. Al momento l'insieme degli equilibri demografici e socio-economici lombardi appare sotto pressione. La nuova programmazione della fecondità ha dato e dà luogo al formarsi di una riserva interna di manodopera femminile che in larga misura surroga, quantitativamente, la declinante immigrazione interregionale. Emerge così un quadro di reciproca funzionalità tra programmazione delle nascite, organizzazione produttiva e sistema dei servizi prescolastici, secondo modalità che sembrano rendere necessario e prioritario uno sforzo di interrelazione tra sintesi e ipotesi culturali tradizionalmente settorializzate. Concomitante con la prevedibile stazionarietà demografica è l'emergere di un fenomeno sociale realmente nuovo per dimensione e qualità, quello delle persone anziane. Per la società lombarda nella prospettiva degli anni Ottanta gli orientamenti tra i più importanti per l'analisi e le politiche d'intervento si possono così individuare nei ruoli assegnati alle famiglie (e, al suo interno, alla donna), alle persone anziane ed ai servizi sociali. La ricerca pone in evidenza alcune connessioni tra fenomeni appartenenti tradizionalmente ad ambiti diversi di analisi (demografia, assetto territoriale, lavoro femminile, servizi prescolastici) e indica alcuni temi rilevanti di approfondimento e coordinamento ai fini della programmazione regionale.

La ricerca comprende anche un'ampia bibliografia della più recente letteratura internazionale sugli argomenti esaminati. (X,SOC/2/1)

Ultimo aggiornamento: 20 settembre 2001
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