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[1992] Competenza e creatività: le professioni per l'innovazione negli anni '90 nell'area milanese

Gruppo di ricerca: Adolfo Carvelli, Roberto Camagni, Alessandra Nannei, Paolo Sorbi

Dati di pubblicazione : Milano, Comune di Milano-Provincia di Milano, 1992 (Oetamm, 29)

La ricerca si è posta l'obiettivo di analizzare nell'area milanese: la recente evoluzione di settori innovativi; la domanda, la formazione e le motivazioni di risorse umane C&C; l'organizzazione del lavoro di risorse umane C&C e l'impiego della informazione; l'integrazione fra risorse umane C&C e il resto della filiera terziario-industriale nonché le fonti di competitività ; l'importanza e l'impatto delle caratteristiche localizzative dell'area milanese sull'attività C&C. Si è altresì posta l'obiettivo di definire una mappatura dei think tanks del comparto privato. Le informazioni sull'evoluzione di settori innovativi e sui luoghi dell'incubazione tecnologica sono state ricavate prevalentemente da fonti ufficiali; quelle quali-quantitative sulla natura dei rapporti delle organizzazioni creative con le professioni per l'innovazione e con le filiere economiche di riferimento sono state raccolte invece attraverso un'indagine diretta su un campione di 22 organizzazioni presenti nell'area milanese (settori "Design per la moda e l'arredo" e "Ricerca scientifico-tecnologica, industriale e CNR"). Il settore dei servizi alle imprese dal 1981 al 1989 ha quasi raddoppiato il numero di addetti nell'area intorno a Milano, mentre in Milano città l'occupazione è passata da circa 31.000 a circa 52.000 unità. Un incremento analogo si è riscontrato nell'intera provincia (da 40.000 ad oltre 71.000). Il settore informatico, invece, dopo anni di crescita ha allentato lo sviluppo delle vendite, mentre è in espansione il settore delle telecomunicazioni. Il design moda, a sua volta, si trova in una situazione di difficoltà, al contrario del design arredo.

I risultati dell'indagine diretta mostrano: - un'attività C&C che affianca alla competenza tecnica individuale e all'autonoma specifica professionalità di un personale altamente motivato, l'esigenza dell'interazione in gruppi anche non omogenei non solo come mezzo per raggiungere un prodotto finito (obiettivo "aziendale") ma anche come metodo di incremento della qualità del prodotto (creatività ); - organizzazioni C&C nel corso di un processo di "industrializzazione" della loro attività fondato sull'innesto della creatività sulla competenza, apparentemente con ritardi specifici rispetto ai concorrenti internazionali, soprattutto nel senso della ancora embrionale costituzione di una rete di relazioni di impresa e della svalutazione degli apporti di esperienze esterne.

Circa il mercato del lavoro qualificato si nota una tendenza all'"aziendalizzazione" delle competenze, come suggerisce la sottovalutazione delle esperienze lavorative esterne nei criteri di assunzione e il sotto-utilizzo della formazione permanente come politica aziendale rispetto all'apprendimento sul lavoro o individuale, anche se sono evidenti le esigenze di formazione non solo tecnica, ma anche relazionale e organizzativa. I problemi di costo sembrano invece essere piuttosto un riflesso della strategicità del comparto più che una conseguenza delle motivazioni del personale C&C, le quali anzi suggeriscono una dedicazione al lavoro e una produttività non indifferenti.

Circa l'organizzazione interna del lavoro qualificato e il rapporto con gli strumenti di lavoro, si riscontrano i risvolti organizzativi dell'idea che la creatività è una modalità di manifestarsi della competenza: ecco dunque l'affermarsi dei pool di competenze relative a funzioni differenti e della programmazione di gruppo, pur in un contesto dominato dal rispetto e dalla fiducia reciproca tra professionisti e dalla libera emersione delle idee individuali.

Per quanto riguarda l'area milanese, che pure mostra alcuni elementi rassicuranti rispetto alla sua capacità competitiva, la ricerca rileva alcuni grossi rischi: il rischio di un degrado della qualità del capitale umano locale, tanto più grave considerato il dato strutturale del suo elevato costo; il rischio di un sotto-sviluppo dell'integrazione locale, non solo in un senso strettamente di filiera; il rischio di un isolamento, in quanto l'area ha un luogo d'incontro non soddisfacente per gli standard internazionali. (X,GEN/20/34)

Ultimo aggiornamento: 20 settembre 2001
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