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[1987] Ambiente e sviluppo della piccola e media impresa. Opportunità e limiti in alcune aree lombarde

Gruppo di ricerca: Giuliano De Blasio, Romano Dal Ri, Mauro Anzini, Massimo Florio, Giancarlo Leoni, Patrizia Poletti, Emanuele Rogora

Dati di pubblicazione : Milano, Angeli, 1987

La diffusione territoriale degli insediamenti industriali che ha investito larga parte della Lombardia a partire dagli anni '70 ha trovato naturale alimento in una "disponibilità " all'imprenditorialità da parte di un'ampia fascia della popolazione attiva nell'agricoltura, nell'artigianato e nel limitato tessuto industriale precedente. Contemporaneamente è stato possibile sfruttare fattori ambientali di base, in primo luogo il suolo, praticamente senza limitazioni. A una prima modalità di espansione quantitativa e di un fabbisogno di capacità imprenditoriali eminentemente di carattere tecnico-produttivo, si è però rapidamente sostituito un quadro di esigenze molto più complesse. Anzitutto, sul piano delle competenze interne all'impresa, la necessità di una più elevata qualificazione in campo commerciale, finanziario, organizzativo, informatico; in secondo luogo, sul piano dell'ambiente in cui l'impresa si trova ad operare, la necessità di stringere dei finora inesistenti collegamenti interindustriali nonché di disporre in zona di servizi esterni all'impresa, ed essere in grado di utilizzarli. Ma anche per quel che concerne il territorio e il suo uso le condizioni sono mutate, sia sotto il profilo della disponibilità quantitativa sia sotto quello culturale di più complesse definizioni in termini di habitat della struttura produttiva. Obiettivo principale della ricerca è quello di offrire alcuni contributi all'esame delle relazioni esistenti, in tali tipologie di aree, tra imprese e ambiente, per concorrere agli indirizzi delle politiche regionali rivolte a promuovere un "environment" più dotato e comunque più favorevole, con lo sviluppo di attività di servizi reali o di funzioni che le piccole e medie imprese non possono realizzare al loro interno, e la costituzione di nuove forme di cooperazione tra le imprese nelle aree in questione.

Il lavoro si caratterizza principalmente per i tre seguenti aspetti:

- è indirizzato ad alcune specifiche tipologie di area, tutte sottoposte ad una elevata dinamica di sviluppo, ma notevolmente differenziate; - acquisisce e sviluppa i risultati delle precedenti ricerche IReR, soprattutto in termini di espansione al di fuori dei "distretti produttivi" consolidati; - dedica particolare attenzione non solo alle problematiche della produzione ma anche a quelle urbanistiche. Punto di partenza dello sviluppo locale, come risulta in modo generalizzato dall'indagine, è il fattore culturale, che innesca da un lato la spinta all'attività imprenditoriale e dall'altro le caratteristiche positive della forza lavoro. L'omogeneità culturale e sociale delle componenti del mondo della produzione e il carattere "familiare" dei rapporti con il mondo politico locale e con quello finanziario devono però combinarsi con un'antica e massiccia presenza di realtà industriali di medie (e grandi) dimensioni. Non si sono cioè innescati recenti processi di sviluppo industriale sulla sola base della presenza di fattori territoriali favorevoli né di incentivi pubblici. I processi di sviluppo riscontrati presentano con evidenza notevoli punti di debolezza che sollevano seri dubbi sul proseguimento del trend favorevole dell'ultimo quindicennio. Su tre di essi preme soprattutto richiamare l'attenzione: - il drammatico individualismo degli imprenditori che blocca una seria partecipazione attiva ad allacciare relazioni interaziendali, - l'ancora troppo sottile reticolo terziario locale di sostegno (pur con le evidenti eccezioni - evidenti proprio perché eccezioni), - il venir meno di talune economie di localizzazione dovuto proprio al disordinato sviluppo precedente.

Gli stessi imprenditori risultano essere ben consci dei punti deboli del loro operare e dell'ambiente in cui sono immersi: in primo luogo l'assenza di organizzazione e di trattamento e uso dell'informazione per l'esportazione, la scarsa qualificazione e aggiornamento degli stessi imprenditori e dei dirigenti, la rarefatta presenza di servizi "up to date", bancari e non, e soprattutto l'assenza di sostegno all'innovazione e alla sua diffusione.

Sul piano più strettamente urbanistico, le risultanze della ricerca inducono a formulare e sostenere proposte tendenti ad operare per ambiti di governo di dimensione sovracomunale, anche sfruttando le strutture associative volontarie o spontanee, e a focalizzare maggiormente l'attenzione sulle problematiche della trasformazione qualitativa dell'ambiente rispetto a quelle della crescita quantitativa. In questo senso la ricerca propone una diffusa applicazione dello strumento della valutazione di impatto ambientale in una logica di integrazione territoriale, al fine di innescare reali, generali e durature opportunità a favore dei sistemi economici locali. Sul piano strettamente inerente i termini della produzione, l'innovazione ambientale deve trovare un terreno "fertilizzato" mediante il diretto coinvolgimento delle realtà economiche locali negli interventi, in una logica, anche in questo caso, di integrazione di sistema. (x,E/4/8)

Ultimo aggiornamento: 19 settembre 2001
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