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[1993] I vantaggi competitivi delle città: un'analisi comparata in ambito europeo

Gruppo di ricerca: Adolfo Carvelli, Corinna Morandi, Isabella Susi Botto, Graziella Brunetta, Maria Cristina Gibelli, Enrico Gualini, Marco Mutti, Carlo Peraboni, Paola Pucci, Giuliana Salama Robino

Dati di pubblicazione : Milano, Provincia di Milano-Comune di Milano, 1993 (Oetamm, 33)

Concetti come "globalizzazione" e "integrazione", un tempo patrimonio quasi esclusivo di economisti e di esperti di commercio internazionale, sono entrati nell'uso corrente delle scienze del territorio e in particolare nell'analisi delle "gerarchie urbane".

La globalizzazione dell'economia e la velocità di trasferimenti delle informazioni aumentano le indifferenze localizzative delle grandi imprese e le scelte di investimento del capitale finanziario. Le città e le rispettive economie regionali devono quindi competere fra loro per dotarsi di funzioni e di consumi di ordine superiore; questa competizione si fa sempre più acuta, soprattutto in regioni come l'Europa dove coesistono le due spinte integrative del "mercato unico" e dell'apertura delle economie ex-socialiste. Ma se il concetto di competitività fra aree urbane o sistemi metropolitani appare ormai frequentemente nelle analisi degli economisti e degli urbanisti, non altrettanto acquisiti sono i parametri di valutazione, gli indicatori su cui poggiare il confronto.

In questo senso appare interessante e coraggioso l'approccio tentato in questa ricerca che propone un confronto sul livello attuale e sulle prospettive di competizione di un ristretto gruppo di casi-studio: Barcellona, Lione, Milano, Monaco di Baviera e Stoccarda. Si tratta probabilmente delle aree metropolitane più dinamiche nel corso degli anni '80; comunque, esperienze di centri urbani dove grosse trasformazioni hanno modificato nel tempo i parametri di competitività. Per la valutazione comparata dei vantaggi competitivi di queste aree il gruppo di lavoro ha utilizzato una "griglia di indicatori" di non facile reperibilità: 32 indicatori raggruppati in sei "famiglie" o "indici di settore" (sistemi di trasporto e di mobilità, infrastrutture a rete, insediamento urbano, offerta di servizi alle imprese, qualificazione del capitale umano, offerta di servizi alla persona).

L'analisi, che si caratterizza per una notevole facilità espositiva, ribadisce il paradosso del "caso milanese". Da un lato Milano è al centro di una regione metropolitana tra le più estese e più ricche d'Europa e fa parte della fascia urbana centrale del sistema europeo, nota come blue banana, una zona che va dall'Inghilterra meridionale fino alla regione urbana padana e che comprende le regioni urbane più dotate di risorse proprie e più facilmente accessibili dall'esterno. Sotto questo profilo Milano può competere per una collocazione privilegiata nel nuovo sistema metropolitano europeo, partendo da posizioni persino più favorevoli di quelle dell'area parigina o londinese. Dall'altro lato, però, questa situazione non si è ancora tradotta in una comprovata capacità di governo strategico; anzi, le limitatezze della politica municipale, che sono sotto gli occhi di tutti, non riescono a varare progetti convincenti, mentre i settori trainanti dell'economia, della cultura e della scienza, massicciamente presenti nell'area milanese, si muovono in modo indipendente, sovente scoordinato. (x,GEN/20/38)

Ultimo aggiornamento: 19 settembre 2001
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