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[1999] Osservatorio sulla condizione femminile. Seconda fase. Nuove forme di lavoro, sistemi di conciliazione dei tempi, strategie per la carriera

Gruppo di ricerca: Elvina Degiarde (project leader), Daniela Gregorio (project leader) (IReR); Manuela Samek Lodovici (IRS), Marina Piazza (Gender), Francesca Zajczyk (Università degli Studi Milano - Bicocca)

Committente: Regione Lombardia, D.G. Enti Locali

Periodo di svolgimento: aprile 1999 - aprile 2000

Dati di pubblicazione: IReR - Regione Lombardia, Osservatorio sulla condizione femminile: nuove forme di lavoro, sistemi di conciliazione dei tempi, strategie per la carriera, Milano: Regione Lombardia, 2000 (Quaderni Regionali di Ricerca; 16)

Con questo lavoro prosegue l’attività di ricerca e studio a supporto dell’Osservatorio Regionale sulla condizione femminile avviato nel 1998: Osservatorio sulla condizione femminile. Donne in Lombardia verso il 2000. In questa seconda fase si è deciso di approfondire ulteriormente, e secondo un approccio maggiormente orientato alle politiche, alcune problematiche già trattate nella prima fase, aggiungendone una nuova.
La prima monografia, che riprende il tema del lavoro delle donne per il mercato, esamina, nel contesto lombardo, oltre alle forme “tradizionali” di contratti flessibili (part-time e tempo determinato), gli aspetti legati al lavoro atipico considerando così il lavoro temporaneo - interinale (che presenta una chiara tendenza alla crescita della componente femminile, soprattutto nel settore terziario) e i contratti di collaborazione, che rappresentano in Italia il principale canale di ingresso flessibile al mercato del lavoro per le giovani generazioni e per le donne. Tali forme possono comprendere ampi margini di vulnerabilità sociale ed elevati rischi di precarizzazione nell’ambito del lavoro “non regolato”. L’ipotesi di ricerca è che la flessibilità connessa all'utilizzo di questi contratti atipici possa rappresentare un importante elemento di rafforzamento dell'offerta di lavoro femminile e della sua “occupabilità” solo se sorretta da politiche che ne valorizzino le potenzialità, limitando, dove necessario, le condizioni di precarietà. La crescita di forme di lavoro non tradizionali, destinate ad aumentare ancora nel prossimo futuro, ha infatti delle importanti ripercussioni sulla regolazione dei rapporti di lavoro e sui criteri di inclusione-(esclusione) dei lavoratori atipici nel sistema della sicurezza sociale.
La seconda monografia si è posta l’obiettivo di rileggere in chiave di sistema alcuni fattori che interagiscono in modo diretto sulla qualità della vita, quali ad es. i tempi e le forme del lavoro per il mercato, i tempi e le forme del lavoro di cura, i tempi e le forme della vita sociale allargata, i tempi della città e le modalità dei servizi, il tempo libero, il tempo per lo studio, il tempo per sé.
Sulla base di esemplificazioni tratte dalle esperienze condotte in questi anni in Europa e in Italia e delle recenti ricerche condotte in Regione Lombardia si è quindi fornita una griglia metodologica di lettura dei fattori ed un sistema di indicatori in grado di valutare e monitorare le diverse politiche regionali in materia di conciliazione.
La terza monografia ha avuto come obiettivo lo studio della segregazione verticale, ovvero della possibilità o meno delle donne di raggiungere posti di prestigio in certe aree specifiche, tradizionalmente appannaggio degli uomini. L’analisi è stata svolta sulla base di interviste in profondità ad un campione di venti donne lombarde (egualmente distribuite tra settore pubblico e settore privato). La ricerca ha messo in evidenza tra l’altro che l'elemento di differenziazione sembra essere costituito dalla struttura organizzativa del contesto lavorativo, a prescindere dalla connotazione pubblica o privata di esso. Nelle strutture di grandi dimensioni e organizzate gerarchicamente far carriera implica un continuo confronto con gli altri e un'assoluta necessità di godere, nei confronti di tutti i possibili interlocutori, di credibilità, di fiducia e di consenso. In un contesto pensato per gli uomini l'unica possibilità per le donne sembra quella di "adeguarsi": colmare con il lavoro e le rinunce lo svantaggio di cui si è vittime (in particolare la rinuncia o almeno il rimandare la maternità). Il gruppo di donne che hanno scelto l'autopromozione (creato aziende o studi professionali), rappresenta l'alternativa all'adeguamento sopra descritto. L'autonomia decisionale costituisce una buona mediazione tra realizzazione professionale e maternità. Esse godono di più libertà e di maggiore flessibilità dell'orario lavorativo. (99.82; SOC/3/52)

Ultimo aggiornamento: 17 ottobre 2001
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