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[2000] Stato di attuazione della L.142/90 e problematiche della sua concreta applicazione

Gruppo di ricerca: Alberto Ceriani (project-leader), Stefano Sepe, Adele Magro, Ignazio Portelli

Committente: Consiglio Regionale della Lombardia, D.G. Programmazione e Relazioni Esterne

Periodo di svolgimento: 1998 - gennaio 2000

Dati di pubblicazione: IReR - Rapporto di Ricerca

I risultati della ricerca sono stati inoltre pubblicati all'interno del volume: IReR - Consiglio Regionale della Lombardia La Regione che verrà: attese sociali, classi dirigenti, governo del territorio e delle amministrazioni, nuove autonomie. Un quadro di ricerche per orientare la governance regionale nella stagione della sussidiarietà, Milano: Guerini e Associati, 2001 (Studi e ricerche)

Nello studio viene fatto il punto su un decennio di trasformazioni normative per il sistema delle autonomie locali in cui le vicende della riforma della legge 142 si sono intrecciate con le trasformazioni avviate dalle «leggi Bassanini» e con le innovazioni introdotte per trovare soluzioni adeguate alla crisi istituzionale. La constatazione di sintesi è quella che, alla fine di questo periodo di riforme, gli esiti non sono ancora definitivi ma un dato è più chiaro: gli enti locali si pongono ancora di più come una delle frontiere essenziali della democrazia. L’osservazione vale in più sensi: quali espressione dell’aggregazione delle comunità e, quindi, luoghi primari del tessuto civile del paese, come istituzioni «simbolo» della partecipazione e del confronto «reale» tra poteri pubblici e cittadini, come centro di imputazione dei principali servizi pubblici, come luogo di sperimentazione delle dinamiche politiche innescate dal sistema maggioritario.
Se la “centralità” degli enti locali (in particolare del comune) nel sistema delle istituzioni pubbliche è innegabile vanno però richiamati alcuni nodi critici (antichi e recenti) che rendono complesso il «governo» delle dinamiche politico-istituzionali e socio-economiche dei sistemi locali. Se ne ricordano le principali: il gran numero degli enti e la, conseguente, amplissima differenza dimensionale; il carico di funzioni che sono chiamati a svolgere; la qualità media degli amministratori e delle burocrazie.
Quanto alle discrasie tra le diverse dimensioni degli enti locali e la tendenziale omogeneità delle norme regolatrici, la rottura con la legge 142 e norme correlate è stata netta. Di contro, però, proprio l’elemento più incisivo al riguardo (le aree metropolitane) è rimasto sulla carta. I rischi derivanti dal «carico» di funzioni addossate agli enti locali dalle riforme recenti (si pensi soltanto al d.lgs. 112/1998) sono un altro elemento seriamente critico. E’ evidente che soltanto completando in tempi ragionevoli il trasferimento ad essi delle risorse finanziarie, strumentali ed umane sarà possibile evitare i rischi di sovraccarico. Non meno importante la variabile «umana», sia per quanto riguarda gli amministratori, sia per quello che concerne i dirigenti e i funzionari locali. Questi nodi aggrovigliano un processo di cambiamento che, comunque, va avanti e in proposito è facile cogliere la correlazione tra spinta all’innovazione e modifica del sistema elettorale nei comuni e nelle province. E’ chiaro che la legge 81 del 1993 – attraverso l’elezione diretta del capo dell’amministrazione – ha indotto gli amministratori ad una maggiore responsabilizzazione e ad una maggiore attenzione ai risultati. La diversa «legittimazione» degli amministratori locali, non meno delle leggi di modernizzazione, che stanno incidendo sulle regole di funzionamento del nostro sistema amministrativo, ha favorito il processo di innovazione.
Molti comuni sono diventati laboratori di sperimentazione, luoghi nei quali amministratori e funzionari sono impegnati insieme a conseguire risultati, ad offrire servizi adeguati ai cittadini, a garantire loro una migliore qualità di vita. La sperimentazione è essenziale perché permette costanti verifiche sul campo ed innesta processi di emulazione.
Con la legge 142 ed ancor più con le successive riforme del 1993 (legge 81) e del 1999 (legge 265) si è inoltre definitivamente rotta la «sequenza» Stato/regioni/enti locali come livelli discendenti di governo. (98.24; IST,38; IST,62)


Ultimo aggiornamento: 11 ottobre 2001
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