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[2003] Le scale di equivalenza. Problemi d’utilizzo nelle prestazioni sociali agevolate

Gruppo di ricerca: Guido Gay (project leader); Gianfranco Cerea, Achille Vernizzi, Giacomo Bosso, Elena Siletti

Committente: Regione Lombardia, D.G. Presidenza

Periodo di svolgimento: giugno 2002- settembre 2003

Dati di pubblicazione: Rapporto di ricerca IReR

L’applicazione del principio della selettività per l’accesso e la definizione dei benefici delle politiche sociali ha nella valutazione della condizione economica – ovvero nella “prova dei mezzi”- uno degli elementi cardine.
Da sempre le amministrazioni pubbliche fanno ricorso alla nozione di condizione economica per definire l’accesso alle politiche sociali, ovvero per quantificare l’entità dei benefici in termini di erogazione di prestazioni o di tariffe da corrispondere per gli interventi.
Nell’intento di superare la frammentazione delle norme che regolano la materia, lo Stato ha emanato la legge n. 449 del 27 dicembre 1997 che con l’articolo 59 e i successivi decreti di attuazione, fissa principi generali e modalità che le amministrazioni pubbliche devono adottare per definire la condizione economica dei beneficiari di interventi a carattere sociale. Gli elementi costitutivi della condizione economica sono rappresentati dal reddito e dal patrimonio, riferiti al nucleo familiare, standardizziati con l’uso di una scala di equivalenza tesa a rendere confrontabili tra loro le situazioni riferite a famiglie con numero di componenti e caratteristiche diverse.
I parametri indicati dalla normativa nazionale, per la quantificazione della scala di equivalenza, sono frutto solo in parte di valutazioni oggettive. In particolare è possibile affermare che i parametri riferibili al numero dei componenti riprendono i risultati delle stime a suo tempo effettuate nei primi anni ottanta per conto della Commissione di indagine sulla povertà in Italia. Altri elementi descrittivi del nucleo, indicati dalla normativa, sono invece frutto di pure congetture che riprendono lontane sperimentazioni locali oppure l’esito di considerazioni strettamente politiche.
Sulla scorta di ciò è possibile affermare che uno degli strumenti chiave, per la valutazione della condizione di benessere per le politiche sociali, poggia da un lato su stime effettuate con riferimento a dati di venti anni fa e dall’altra su parametri privi di ogni evidenza empirica.
Oltre a ciò va osservato che, data la natura delle scale di equivalenza, i parametri definiti su scala nazionale non tengono conto delle differenze di comportamento e di contesto economico in cui si collocano le famiglie italiane che risiedono in regioni con costo della vita, livello di sviluppo e stili di vita estremamente diversi.
La ricerca tende a superare tali inadeguatezze e incongruenze per pervenire ad una scala di equivalenza che rifletta in modo adeguato la situazione della Lombardia, con l’intento di mettere a disposizione della Regione uno strumento efficace e rispettoso al contempo dei principi di giustizia distributiva.
Sul piano del metodo la quantificazione della scala ha richiesto in primo luogo la specificazione di un modello. Anche per non allontanarsi dall’impianto della normativa nazionale, è stata individuata una forma funzionale che ricalca nei principi quella adottata dallo Stato, ovvero basata sulla struttura dei consumi delle famiglie.
L’applicazione della metodologia ad un campione rappresentativo per la Lombardia – indagine Istat sui consumi – ha messo in evidenza una serie di problemi e particolarità che hanno condotto ad operare alcune scelte importanti, quali ad esempio l’estensione della nozione di consumo di riferimento, non più limitata ai soli consumi alimentari, diventati ormai quasi marginali, così come l’introduzione di elementi esplicitamente rappresentativi delle caratteristiche familiari.
I risultati raggiunti evidenziano una scala diversa da quella proposta dallo Stato, non solo per quanto attiene i valori riferiti al numero dei componenti ma anche e soprattutto per la parte che concerne le altre caratteristiche. Praticamente nessuno degli elementi correttivi indicati dalla norma nazionale hanno un adeguato sostegno sul piano empirico. Per contro altri risultano trascurati, quali ad esempio l’impatto dei minori.
Numero dei componenti         Parametro 

1                                             1,00 

2                                             1,65 

3                                             2,21 

4                                             2,71 

5                                             3,19 

- più 0,43 punti per ogni ulteriore componente oltre il quinto; 

- meno 0,17 punti per ogni componente di età inferiore a 15 anni, solo se appartenente ad un nucleo in cui sono presenti almeno due adulti. 

La ricerca ha altresì dimostrato che per rispettare i principi di equità, politiche associate a modalità differenti di quantificazione della condizione economica debbono necessariamente richiedere l’uso di scale diverse (2002A002; E,1,26,1-2-3).

Ultimo aggiornamento: 11 novembre 2003


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